Crisi amministrativa, arriva la diffida della Prefettura

Si valuta l'idea delle dimissioni di massa

martedì 27 agosto 2019 14.30
A cura di Giuseppe Di Bisceglie
Il consiglio comunale celebratosi ieri in seconda convocazione ha dato prova, qualora ve ne fosse ancora bisogno, dell'impossibilità dell'amministrazione comunale di compiere qualsiasi passo che necessiti dell'approvazione del consiglio comunale.

L'ottava seduta di consiglio comunale andata a vuoto che ha visto la maggioranza che un tempo sosteneva Pasquale D'Introno sfilacciarsi ulteriormente. Deprimente osservare i banchi della maggioranza popolati da soli tre consiglieri comunali, divenuti due dopo il malore occorso al consigliere Sannicandro al quale auguriamo pronta guarigione.

Gli otto consiglieri comunali di Direzione Italia e il consigliere Cosimo Zitoli hanno abbandonato già da tempo la nave che imbarcava acqua. Al grido di "si salvi chi può" sono scesi dalla barca anche i consiglieri Mastrodonato e Tedeschi. La crisi amministrativa venutasi a creare ha avuto anche l'effetto di sfilacciare la compattezza dei partiti. L'unico partito a rimanere granitico nelle posizioni è quello di Direzione Italia anche se con qualche perplessità interna.

Dalla discussione emersa ieri nei preliminari di seduta, resi possibile soltanto perché le opposizioni hanno garantito la tenuta del numero, è emersa l'impossibilità di trovare una soluzione all'impasse nella quale si trova l'amministrazione. Nessun passo in avanti, nulla che possa far pensare ad un cambio di passo. Il sindaco è sempre più solo e a difenderlo in consiglio c'è soltanto il capogruppo di Fratelli d'Italia, nonché suo fratello, Giuseppe D'Introno. Dai banchi dell'opposizione arrivano strali continui dai quali sembra impossibile non essere colpiti.

Pasquale D'Introno non molla e continua a chiedere alle opposizioni di cambiare la liturgia, appellandosi a pareri del ministero, a interpretazioni dello statuto, insomma a cavilli pur di divincolarsi dalla stretta nella quale si trova. Ma non vuole gettare la spugna.

Né i consiglieri di opposizione, seppur ben disposti a non infierire su una situazione difficile, sono disponibili a risolvere un problema creato dal centrodestra e di cui nessuno nel centrodestra, sindaco compreso, si assume la responsabilità. Certamente non si può addebitare ai nove consiglieri di opposizione l'indecoroso spettacolo al quale la città di Corato assiste da ormai tre mesi.

La novità odierna è che la Prefettura ha inviato al consiglio comunale formale diffida ad approvare l'assestamento di bilancio entro venti giorni dal ricevimento dell'atto, quindi entro il 16 settembre. Abbiamo dunque un limite entro il quale la situazione amministrativa cittadina dovrà risolversi, qualsiasi sia l'epilogo. Se l'assestamento di bilancio non viene approvato dal consiglio comunale si andrà verso lo scioglimento del massimo organismo amministrativo della città. Qualora dovesse passare significherebbe che la crisi è rientrata e che Pasquale D'Introno può tranquillamente amministrare. Una ipotesi di difficile realizzazione.

Sfuma così l'ipotesi della mozione di sfiducia, atto che sarebbe calendarizzato entro trenta giorni dal suo deposito, quindi ben oltre il 16 settembre. Non si esclude, però, la soluzione estrema: le dimissioni di massa di almeno 13 consiglieri che determinerebbero la caduta immediata dell'amministrazione comunale e il commissariamento dell'Ente. Indiscrezioni rivelano un certo movimento in questa direzione da parte di Direzione Italia che si starebbe facendo promotrice dell'iniziativa e che sembra non abbia gradito la revoca del segretario generale. Riusciranno a trovare le 13 firme che occorrono per mandare a casa Pasquale D'Introno e la sua giunta?