Ognissanti e Commemorazione dei defunti: il valore religioso che parla alla vita
Due giornate che continuano a celebrare la santità e il valore della vita
sabato 1 novembre 2025
12.23
Da secoli ormai le Chiese si riempiono di credenti durante la giornata del 1° novembre e i cimiteri, il giorno successivo, diventano luoghi di memoria e condivisione.
Le due giornate – Ognissanti e Commemorazione dei Defunti – ritornano ogni anno come momenti di riflessione personale e collettiva, di unione spirituale e condivisione dei valori della vita.
Apparentemente in contraddizione tra di loro, le due giornate sono un vero e proprio inno alla vita passata, presente ed eterna. Le visite ai cimiteri e la partecipazione alle Messe iniziano già dai giorni precedenti per continuare anche successivamente attraverso l'ottavario.
In Oriente, già dal IV secolo, era consuetudine celebrare tutti i Santi in un'unica giornata, mentre in Occidente l'istituzione di questa festa si deve a Papa Gregorio IV (827-844), che da Roma si diffuse in tutta Europa.
Si tratta di un momento di intensa celebrazione in ricordo di tutti i Santi dichiarati tali dalla Chiesa, con uno sguardo alla santità possibile, definita da Papa Francesco "Santità della porta accanto". È un invito alla santità, intesa nel senso più ampio del termine: è una chiamata non a gesti straordinari, ma a piccoli momenti di amore quotidiano.
Guardare i Santi significa anche guardare sé stessi e alla possibilità di poter aspirare alla santità.
Il brano delle beatitudini del Vangelo di Matteo torna ricorrente durante questa giornata, al fine di mostrare l'insegnamento sulla vera felicità che tutti gli uomini cercano.
La Commemorazione dei defunti ha, invece, origine monastica. La Chiesa ha da sempre coltivato la memoria orante dei fedeli di Cristo. Risale al VII secolo la pratica di dedicare un giorno alla preghiera per tutti i defunti, la cui ulteriore diffusione si deve all'operato dell'abbazia francese di Cluny e dei monasteri da essa fondati in tutta Europa.
Il ricordo è rivolto ai nostri cari e non solo: alle vittime di guerre, di carestie, a chi ha affrontato un'intera esistenza da solo è difficile dare dei nomi, ma la Chiesa li pone tutti nello stesso modo davanti a Dio. È una giornata che non celebra la tristezza, ma tenta di aprirsi alla gioia del mistero pasquale. Una vera e propria celebrazione della vita, grazie alla vittoria del Signore sulla morte.
I defunti non appartengono solo al passato, ma a una vita che continua.
Torna in questa giornata "Il Giudizio Universale" del Vangelo di Matteo, come ulteriore chiamata alla responsabilità e alla santità.
Le due giornate, seppur particolarmente sentite dal punto di vista religioso, sembrano perdere negli ultimi tempi il loro vero valore, soprattutto da parte dei più giovani.
Esiste una parte ancora dedita ai valori trasmessi dai propri genitori o nonni, ma c'è un'altra fetta della giovane popolazione che, invece, si allontana dalla riflessione, avvicinandosi a tradizioni più commerciali e popolari come quella di Halloween.
Le due giornate – Ognissanti e Commemorazione dei Defunti – ritornano ogni anno come momenti di riflessione personale e collettiva, di unione spirituale e condivisione dei valori della vita.
Apparentemente in contraddizione tra di loro, le due giornate sono un vero e proprio inno alla vita passata, presente ed eterna. Le visite ai cimiteri e la partecipazione alle Messe iniziano già dai giorni precedenti per continuare anche successivamente attraverso l'ottavario.
In Oriente, già dal IV secolo, era consuetudine celebrare tutti i Santi in un'unica giornata, mentre in Occidente l'istituzione di questa festa si deve a Papa Gregorio IV (827-844), che da Roma si diffuse in tutta Europa.
Si tratta di un momento di intensa celebrazione in ricordo di tutti i Santi dichiarati tali dalla Chiesa, con uno sguardo alla santità possibile, definita da Papa Francesco "Santità della porta accanto". È un invito alla santità, intesa nel senso più ampio del termine: è una chiamata non a gesti straordinari, ma a piccoli momenti di amore quotidiano.
Guardare i Santi significa anche guardare sé stessi e alla possibilità di poter aspirare alla santità.
Il brano delle beatitudini del Vangelo di Matteo torna ricorrente durante questa giornata, al fine di mostrare l'insegnamento sulla vera felicità che tutti gli uomini cercano.
La Commemorazione dei defunti ha, invece, origine monastica. La Chiesa ha da sempre coltivato la memoria orante dei fedeli di Cristo. Risale al VII secolo la pratica di dedicare un giorno alla preghiera per tutti i defunti, la cui ulteriore diffusione si deve all'operato dell'abbazia francese di Cluny e dei monasteri da essa fondati in tutta Europa.
Il ricordo è rivolto ai nostri cari e non solo: alle vittime di guerre, di carestie, a chi ha affrontato un'intera esistenza da solo è difficile dare dei nomi, ma la Chiesa li pone tutti nello stesso modo davanti a Dio. È una giornata che non celebra la tristezza, ma tenta di aprirsi alla gioia del mistero pasquale. Una vera e propria celebrazione della vita, grazie alla vittoria del Signore sulla morte.
I defunti non appartengono solo al passato, ma a una vita che continua.
Torna in questa giornata "Il Giudizio Universale" del Vangelo di Matteo, come ulteriore chiamata alla responsabilità e alla santità.
Le due giornate, seppur particolarmente sentite dal punto di vista religioso, sembrano perdere negli ultimi tempi il loro vero valore, soprattutto da parte dei più giovani.
Esiste una parte ancora dedita ai valori trasmessi dai propri genitori o nonni, ma c'è un'altra fetta della giovane popolazione che, invece, si allontana dalla riflessione, avvicinandosi a tradizioni più commerciali e popolari come quella di Halloween.