Gusto Jazz, storie e musica dal Sud con il trio Mirabassi, Di Modugno, Balducci

Il viaggio di Tabacco e caffè chiude la manifestazione dedicata alla musica e all'enogastronomia

lunedì 2 agosto 2021 05.00
A cura di Tiziana Di Gravina
Si è conclusa con il sound del trio Mirabassi, Di Modugno, Balducci, la terza edizione del Festival Gusto Jazz, la manifestazione dedicata alla musica jazz e alla promozione enogastronomica, diretta da Alberto La Monica.

Sul palco di Piazza Abbazia il concerto di Gabriele Mirabassi, clarinettista fra i più noti nomi del panorama jazzistico italiano e internazionale, il bassista Pierluigi Balducci, indiscusso orgoglio coratino, e Nando Di Modugno, chitarrista versatile e curioso, che hanno presentato "Tabacco e Caffè".

Un titolo significativo quello di "Tabacco e caffè" che non vuole decantarli come vizi ma piuttosto come «Piaceri, modi di stare insieme, di condividere una convivialità e intimità, ricreano l'aspetto del focolare familiare - spiega Balducci in una piacevole conversazione musicale prima dell'esibizione.– Inoltre il caffè è una pianta del sud, viene dai Tropici e quindi parla del Brasile, di San Paolo e questo crea un collegamento fra la nostra melodica e un insieme di elementi che noi amiamo molto delle terre del Sud America e del Brasile, a creare un prodotto musicale europeo».

Quello dei tre musicisti è un viaggio evocativo e suggestivo dal Mediterraneo all'America del Sud, su una rotta in cui si intersecano jazz, folklore ed echi della tradizione classica. Ogni brano è presentato da Mirabassi dal racconto di una storia che ne ha ispirato suoni e profondità emotiva «perchè raccontare come nasce la musica consente al pubblico di fruirne con maggior pienezza ed intensità, il pubblico ha bisogno di farsi coinvolgere nel messaggio e nel processo creativo per trarne le sfumature emotive» spiega Pierluigi Balducci.

Italiani e meridionali che colgono sonorità dal folk, dal popolare ma anche dalla formazione classica di alti livelli. «La musica è difficile da definirsi a parole, l'unico livello su cui agisce la musica è l'emozione – aggiunge Balducci citando Abbado – le parole sono futili, bisogna sentire, la musica è una questione di sensazioni».

Esistono peculiarità che distinguono il jazz italiano da quello del resto del mondo? «Esistono tante forme di jazz – sottolinea Balducci - Esiste un jazz classico che nasce a New Orleans, dove già risiedevano tre comunità: quella afroamericana, quella ebraica e quella italiana. La patria del jazz è in America, però essendo diventata una musica globale, il jazz acquisisce le caratteristiche culturali dei paesi dove operiamo. Per questo su può riconoscere un jazz italiano, un jazz scandinavo, un jazz brasiliano. Siamo musicisti che non possono che suonare il jazz con la nostra caratteristica culturale».

«Anche il far parte della cultura del Mediterraneo influisce sulla particolarità del nostro jazz che, nel nostro territorio, trae origini anche dal melodramma» - aggiunge il chitarrista Alessandro Buongiorno esibitosi il 31 luglio quando ha presentato "Sonido Tropical" un progetto jazz-samba insieme a Torindo Colangione (basso), Antonio Biancolillo (batteria), Enzo Falco (percussioni).

Quanto è importante la collaborazione con altri musicisti? «La generazione musicale, parte dai musicisti che sono coinvolti sul palco nell'esecuzione. Ho un'esperienza concertistica non molto frequente e sono abituato a suonare da solo ma il modo di suonare si adatta e cambia in base al gruppo con cui si suona e ne cambia il significato. - risponde Buongiorno a cui si associa Balducci.

Gusto jazz ha questa particolarità, i fari che illuminano il pubblico e che consentono di guardare dal palco la platea ed entrare in sintonia con la piazza, così da avvertirne il coinvolgimento. Si crea complicità, un clima che modifica anche lo stare sul palco e il sentimento con cui si suona».

Quanto c'è di improvvisazione nel vostro modo di fare jazz? «Se suoni il jazz non puoi sapere prima tutto quello che accadrà, altrimenti non è jazz. - sottolinea Balducci - Il jazz è l'arte di sorprendersi e di sorprendere, quindi bisogna essere pronti all'inatteso. Poi il jazz è anche molto vario e bisogna sapersi orientare fra improvvisato e scritto».

Quello proposto dal trio Mirabassi, Di Modugno e Balducci è stato uno spettacolo dal profondo equilibrio fra scrittura e improvvisazione, Fra evocazioni esotiche, vibrazioni, delicatezza e nostalgia, con esecuzioni e arrangiamenti capaci di trasmettere l'emozione e il pathos che nascono dal 'sentire' il profondo ed ancestrale significato della Musica, «abbiamo scelto di improvvisare abbellendo una materia prima già bella di suo».
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Pierluigi Balducci
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