Sparatoria con feriti in piazza Di Vagno, contestata l'aggravante mafiosa
Nell'agguato del 6 marzo rimasero feriti una 20enne e un 21enne. I due indagati risultano vicini al clan Capriati di Bari
venerdì 8 agosto 2025
10.32
Nuovi sviluppi, e un'ulteriore accusa in odore di mafia, nell'inchiesta sulla sparatoria avvenuta cinque mesi fa a Corato, in piazza Di Vagno, in cui rimase ferita una 20enne, vittima inconsapevole di un conflitto a fuoco tra due bande rivali per il controllo dello spaccio. Nella stessa sparatoria fu ferito in modo lieve un 21enne.
Ai due indagati, Francesco Maldera, di 23 anni, e la convivente Vittoria Morena Tarricone, di 25 anni, marito e moglie, arrestati e rinchiusi nel carcere di Trani per tentato omicidio, è stata contestata anche l'aggravante mafiosa. Le indagini, infatti, svolte prima col coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, hanno evidenziato «l'esistenza di un contesto mafioso alla base dell'agguato ed un contrasto tra gruppi criminali locali per il controllo di una piazza di spaccio».
Nel corso delle investigazioni, hanno ricostruito gli inquirenti, è emerso che gli indagati farebbero parte di un gruppo criminale «più strutturato» e ritenuto vicino al gruppo mafioso Capriati di Bari, rappresentato da un pregiudicato, tuttora detenuto, che risulta indagato per gli stessi reati. A tutti è stato contestato il tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso. I fatti risalgono allo scorso 6 marzo a Corato, in piazza Di Vagno, nel pieno centro e nel fulcro della movida della città.
Quella sera furono feriti a colpi d'arma da fuoco due giovani incensurati, un ragazzo ed una ragazza: il primo - il 21enne Giovanni Battista, vicino ad ambienti della malavita locale, riportò ferite non gravi, mentre la ragazza, Simona Bovino, estranea a qualsiasi contesto criminale, fu colpita per errore, trasportata al Policlinico di Bari e sottoposta ad un intervento di rimozione della milza a causa delle ferite riportate. 5 gli indagati, ognuno dei quali con un preciso compito nella vicenda.
In particolare, in carcere, a Trani, sono finiti il marito e la moglie ritenuti, rispettivamente, il conducente del mezzo, usato dal sicario seduto alle sue spalle, il quale ha esploso sei colpi di pistola da distanza ravvicinata, e la donna che, «già presente sulla scena del crimine», avrebbe fornito le indicazioni per la sua esecuzione, dando il via libera all'agguato, compiuto probabilmente per il controllo dello spaccio di droga. Ma nonostante l'azione plateale, nessuno ha voluto testimoniare.
L'esecuzione del provvedimento cautelare, da parte degli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari e del Commissariato di P.S. di Corato, nel corso della mattinata di oggi, è stata supportata da una serie di perquisizioni sul territorio della cittadina del nord barese e presso i penitenziari di Trani e di San Gimignano.
Ai due indagati, Francesco Maldera, di 23 anni, e la convivente Vittoria Morena Tarricone, di 25 anni, marito e moglie, arrestati e rinchiusi nel carcere di Trani per tentato omicidio, è stata contestata anche l'aggravante mafiosa. Le indagini, infatti, svolte prima col coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, hanno evidenziato «l'esistenza di un contesto mafioso alla base dell'agguato ed un contrasto tra gruppi criminali locali per il controllo di una piazza di spaccio».
Nel corso delle investigazioni, hanno ricostruito gli inquirenti, è emerso che gli indagati farebbero parte di un gruppo criminale «più strutturato» e ritenuto vicino al gruppo mafioso Capriati di Bari, rappresentato da un pregiudicato, tuttora detenuto, che risulta indagato per gli stessi reati. A tutti è stato contestato il tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso. I fatti risalgono allo scorso 6 marzo a Corato, in piazza Di Vagno, nel pieno centro e nel fulcro della movida della città.
Quella sera furono feriti a colpi d'arma da fuoco due giovani incensurati, un ragazzo ed una ragazza: il primo - il 21enne Giovanni Battista, vicino ad ambienti della malavita locale, riportò ferite non gravi, mentre la ragazza, Simona Bovino, estranea a qualsiasi contesto criminale, fu colpita per errore, trasportata al Policlinico di Bari e sottoposta ad un intervento di rimozione della milza a causa delle ferite riportate. 5 gli indagati, ognuno dei quali con un preciso compito nella vicenda.
In particolare, in carcere, a Trani, sono finiti il marito e la moglie ritenuti, rispettivamente, il conducente del mezzo, usato dal sicario seduto alle sue spalle, il quale ha esploso sei colpi di pistola da distanza ravvicinata, e la donna che, «già presente sulla scena del crimine», avrebbe fornito le indicazioni per la sua esecuzione, dando il via libera all'agguato, compiuto probabilmente per il controllo dello spaccio di droga. Ma nonostante l'azione plateale, nessuno ha voluto testimoniare.
L'esecuzione del provvedimento cautelare, da parte degli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari e del Commissariato di P.S. di Corato, nel corso della mattinata di oggi, è stata supportata da una serie di perquisizioni sul territorio della cittadina del nord barese e presso i penitenziari di Trani e di San Gimignano.