1518 – 2018: cinquecento anni dei Domenicani a Corato

«Abbiamo pensato questo momento storico con grande titubanza, per la portata dell'occasione, ma anche con estrema gioia, perché non capita a tutti di trovarsi a ricordare questo 500nario» - ha esordito don Gino Tarantini all'apertura della conferenza stampa che si è tenuta ieri sera presso la Parrocchia di San Domenico.

Queste sono occasioni importanti non solo dal punto di vista storico ma soprattutto per rivalutare e riscoprire il significato religioso di una comunità che si è evoluta nel corso degli anni.
Presenti alla conferenza alcuni degli studiosi e architetti che hanno dato sostegno e contributo, e stanno continuando a farlo, a questa ricorrenza. Gli architetti Ettore Torelli, che ha delineato nel suo intervento le linee generali della storia e dell'evoluzione della Chiesa, nata nei primi anni del 1200 come convento benedettino con il nome di Santa Maria Vetere per poi essere venduta ai domenicani nel 1518 grazie al sostegno del marchese Ladislao D'Aquino. La storia della chiesa è stata oggetto di tante vicissitudini dal grande valore storico per la nostra città, che solo pochi esperti o appassionati di storia conoscono perfettamente. Per questo motivo l'intendo principale di questa ricorrenza è ricordare, raccontare e divulgare una tappa importante della storia di Corato.
Presenti al tavolo dei relatori, gli architetti Antonella Varesano, che ha ricordato i lavori di recupero già iniziati da alcuni anni, soprattutto con il ritrovamento di resti attestati tra il 1300 e il 1400, e l'architetto Anna De Palma, che ha studiato l'archeologia degli elevati, una disciplina al quanto sconosciuta che studia i materiali, pietre e paramenti murari per capire come si sono evoluti nel tempo le strutture architettoniche. Durante la conferenza è stato presentato il logo eseguito da Vitantonio Cascarano, che racconta il 500nario, intriso di forte simbologia, come la presenza della stella, che sta a rappresentare il santo nella simbologia cristiana, lo scudo domenicano, lo stemma della famiglia D'Aquino e la chiesa di San Domenico con il campanile. «Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il sostegno delle istituzioni – ricorda don Gino – l'Arcidiocesi di Trani, il Comune di Corato, la Città Metropolitana di Bari e la Regione Puglia».

Tante le attività presentate durante l'incontro. Sarà dato largo spazio a tre grandi categorie di eventi; tavole rotonde e incontri specifici che racconteranno e divulgheranno la storia della chiesa e del Santo, da Benedetto da Norcia ai Domenicani a Corato, un focus sulla figura di Ladislao D'Aquino, il complesso di Santa Maria Vetere, la simbologia della stella associata al santo, studiata da una astrofisica coratina residente a Roma e il 3 marzo, l'unica data ormai certa, si parlerà anche di Luisa Piccarreta. Le altre due categorie saranno molti concerti diretti dal maestro Luigi Leo, con il suo coro giovanile pugliese, e mostre fotografiche che racconteranno le varie fasi di restauro della chiesa e della storia di Corato con pianta risalente al 1869. Un programma ricco che sicuramente sorprenderà molti coratini ignari di così tanta storia dietro la chiesa di San Domenico.