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Il 5G: i dubbi e le perplessità di Legambiente

La voce dell'associazione ambientalista sulla nuova tecnologia

E' troppa la disinformazione sul coronavirus e la teoria secondo cui l'epidemia avrebbe legami col 5G è una delle tante notizie false comparse sul Web. Tuttavia, la pubblicità ci sta inondando nella promozione di dispositivi dotati di una nuova tecnologia di trasmissione: stiamo parlando della tecnologia di telefonia mobile di quinta generazione, il cosiddetto 5G, che darà luogo a nuovi scenari di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza che saranno emessi in bande di frequenza (694-790 MHz, 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz) diverse da quelle utilizzate attualmente utilizzate per la telefonia mobile (da 800 MHz a 2,6 GHz).

Tra gli aspetti di particolare novità del 5G, emerge che non sarà utilizzato solo per la comunicazione tra persone, ma anche per il cosiddetto "Internet delle cose": i vari dispositivi, tra cui gli elettrodomestici di prossima generazione, potranno comunicare tra loro, oltre che poter essere azionati a distanza, dando così vita ad una nuova generazione intelligente di domotica wireless. Tuttavia, le onde elettromagnetiche di così elevata frequenza, durante la loro propagazione, non riescono ad attraversare gli edifici o comunque a superare ostacoli, ed, inoltre, vengono facilmente assorbite da elementi naturali come pioggia o foglie. Per questo motivo, sarà indispensabile utilizzare, in maggior misura rispetto alle attuali tecnologie di telefonia mobile, le cosiddette small cells, aree di territorio coperte dal segnale a radiofrequenza le cui dimensioni, che possono andare da una decina di metri (indoor) a qualche centinaio di metri (outdoor), sono molto inferiori a quelle delle macrocelle che possono essere estese anche a diversi chilometri.

Ciò comporterà l'installazione di numerose antenne ed è questa prossima "invasione" a costituire una delle principali cause di preoccupazione di Legambiente, circolo Angelo Vassallo di Corato, circa i possibili rischi per la salute connessi alle emissioni elettromagnetiche del 5G. Le antenne fisse saranno presumibilmente poste a distanze più ridotte dalle persone di quanto lo sia, per esempio, la distanza da una stazione radiobase posta sulla sommità di un edificio. Inoltre, le tecnologie 5G si affiancheranno, almeno inizialmente, alle tecnologie esistenti, per cui potranno registrarsi aumenti nei livelli di esposizione in prossimità delle antenne. Seppur le frequenze che verranno utilizzate per il 5G sono state già oggetto di studi scientifici, questi sono ancora in numero inferiore rispetto a quelli dedicati alle attuali tecnologie per le telecomunicazioni e per le trasmissioni radiotelevisive. In ogni caso, alcune considerazioni possono essere già avanzate.

Per quanto riguarda la banda 26,5-27,5 GHz, a tali frequenze le onde elettromagnetiche vengono riflesse o assorbite superficialmente a livello della pelle, senza quindi penetrare all'interno del corpo. Ciò indica che per tali frequenze non possono essere estrapolati i risultati degli studi epidemiologici che suggeriscono un aumento di rischio di tumori intracranici negli utilizzatori di telefoni cellulari, e tanto meno quelli dei recenti studi sperimentali dell'NTP- US National Toxicology Program, che pubblica con cadenza biennale il Report on Carcinogens e dell'Istituto Ramazzini di Bologna. D'altra parte, il fatto che le onde non raggiungono gli organi interni non significa, di per sé, che non possano essere pericolose. Si pensi infatti alla radiazione ultravioletta, quale quella emessa dal Sole, anch'essa completamente assorbita dalla pelle, che aumenta il rischio di tumori cutanei nei soggetti più esposti e per questo classificata dalla l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come "cancerogena per gli esseri umani" (gruppo 1).

In considerazione delle evidenze fin qui sommariamente illustrate, i livelli di riferimento previsti dalla raccomandazione UE e i limiti di esposizione previsti dalla normativa italiana sono finalizzati alla protezione dagli effetti a breve termine. Il valore di attenzione previsto dalla normativa italiana è misura di cautela nei confronti di eventuali effetti a lungo termine. Pertanto, Legambiente non è contraria alle evoluzioni tecnologiche, tuttavia si batte affinché nel progresso tecnologico venga sempre necessariamente osservato un principio di cautela per la tutela della salute degli esseri viventi e soprattutto affinché venga rivolta particolare attenzione nei confronti degli esseri umani più esposti o fragili per via dell'età o per determinate patologie che li rendono particolarmente vulnerabili. Sarà comunque compito delle autorità delegate ai controlli delle emissioni verificare il rispetto della normativa vigente.
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