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Cultura

Vinci Verginelli, storia di un coratino che diventò un grande intellettuale

A trent'anni dalla sua morte un libro per conoscerlo a fondo

Primo appuntamento dell'anno 2017 per l'associazione culturale coratina Fos che lo scorso 18 gennaio, presso l'agorà Felice Tarantini del Liceo Classico Oriani, ha offerto la ri- scoperta della figura del poeta, scrittore, docente Vincenzo Virginelli, coratino nato nel 1903 da Rosa Loiodice e Pasquale Verginelli.

Vincenzo, fu ribattezzato nel nome di Vinci da Gabriele D'Annunzio quando, allora sedicenne, nel 1919 all'insaputa dei genitori raggiunse Trieste per recapitare allo stesso D'Annunzio un assegno, affidatogli da patrioti pugliesi a sostegno della spedizione che "il poeta-soldato" stava preparando in vista della conquista della città di Fiume all'Italia.

In quell'occasione venne ricoverato in ospedale a Gorizia per una ferita alla gamba sinistra e a seguito della visita del vate che si intrattenne molto tempo con lui nacque il nome Vinci augurandogli il destino di Leonardo.

La conoscenza del maggior poeta dell'epoca segnò per sempre Vincenzo tanto da adottare a vita il nome di Vinci.

Nel 1929, come ordinario di latino al liceo di Napoli Sannazzaro, gli capitò di avere come allieva Alda Croce, figlia di Benedetto il maggior filosofo italiano dell'epoca. Divenne parte di una ristretta cerchia di amici frequentatori di casa Croce.
Curatore per conto dell'allora Ministro Giovanni Gentile di voci storico-artistiche della Enciclopedia Italiana Treccani (1926 - 1936). Grande amico di Nino Rota con il quale realizzarono l'opera lirica: Aladino e la lampada magica (1964)
Insomma un uomo di grande cultura che nel libro presentato da Raffella Leone della casa editrice Secop e scritto dei proff. Enzo Tota, Vito Di Chio. Nei loro interventi i due professori hanno evidenziato e narrato l'uomo Verginelli attraveso le sue opere e suoi lavori letterari.

Il nome di Vinci Verginelli è strettamente legato a quello del grande compositore Nino Rota. Suoi infatti i testi delle più importanti opere del Maestro. Attraverso le parole del M° Nicola Scardicchio, docente al Conservatorio di Bari ed amico personale di Nino Rota, è stato possibile ripercorrere la vita di Vinci Verginelli ed il suo rapporto con il grande maestro.

È desiderio del M° Scardicchio riuscire a riproporre l'opera "Aladino e la lampada magica", composta da Rota su testi di Verginelli, mai andata in scena in Puglia. La speranza è che tale rappresentazione possa essere ospitata nel Teatro Comunale di Corato in occasione del trentennale della morte del nostro concittadino, il 6 dicembre.

Ci affidiamo alle parole di Vito Di Chio, autore insieme ad Enzo Tota della monografia su Vinci Verginelli, per tracciare la figura di un coratino eccellente.

Fra quattro torri un rosso cuore accampi,
paese mio,
e sogni ancora, sognati sogni avvampi
al petto mio,
nido natio!


Verginelli era stato il più giovane (16anni) dei legionari portati il 12 settembre 1919 da Gabriele D'Annunzio alla mitica conquista di Fiume. Per la sua brillante e appassionata partecipazione all'impresa, D'Annunzio gli cambiò il nome da Vincenzo in Vinci.

Nel 1926 il 23enne Verginelli inizia la propria carriera scolastica insegnando proprio al neonato (1923) Ginnasio Liceo "A. Oriani" di Corato. E anche quando il Verginelli abbandona la sua città, trasferendosi a Roma, resta in contatto con gli amici di Corato - avv. Vincenzo Ripoli, ins. Luigi Di Gennaro e avv. Tommaso Venitucci, fondatore-direttore della rivista della cittadina pugliese «La Murgia» - e per fare loro cosa gradita scrive nel 1933 il dotto e brillante saggio La poesia di Orazio Caputo – Fabbro coratino, disseppellendo dall'oblio un piccolo Leopardi del Seicento locale. Nel 1930 il prof. Domenico Calvi scriveva a proposito del giovane professore: «era un giovane brillantissimo, fisicamente bello e pieno di fascino, colto e di vivace ingegno».

Il Verginelli ha sviluppato una visione sincretistica christiano-ermetica il cui centro è rappresentato dal fraterno amore universale da lui praticato ed espresso sempre ex abundantia cordis.

Le proprie convinzioni etico-religiose Verginelli le ha acquisite con diuturne meditazioni personali e grazie a «provvidenziali incontri» avuti con Gesù di Nazareth, Giuliano M. Kremmerz, insigne pensatore ermetico, Dante Alighieri, Benedetto Croce, filosofo della «religione della libertà», Ludwig van Beethoven, eccelso musicista-moralista, e Nino Rota, musicista e seguace dell'ermetismo. Ma oltre a questi grandi Maestri, hanno molto contribuito alla sua formazione – come è stato già sopra accennato - la propria famiglia, di tradizione cattolica, il contatto stabilito per ben 45 anni con centinaia e centinaia di studenti, il drammatico amore settennale vissuto con una giovane rimasta anonima, le numerose amicizie coltivate con intellettuali di diverso orientamento ideale e, in cauda venenum, l'impatto con il secondo conflitto mondiale, nel corso del quale il professore conobbe pure l'efferata occupazione tedesca di Roma.

Tramite le varie esperienze fatte e le molte riflessioni maturate Verginelli approdò a un moralismo non arcigno e flagellatore, ma educativo e migliorativo, come è dato constatare esaminando sia le sue creazioni poetiche e letterarie, da Notti di Capri a Ceneri di Paradiso, da Mysterium ad Aladino e la lampada magica, da La vita di Maria e Roma Capomunni, sia i suoi lavori di ricerca sull'ermetismo. Per dirla in breve, il nostro intellettuale coratino-romano e nella vita quotidiana e nell'attività culturale guarda il suo prossimo con l'occhio del moralista ispirato dall'amore del «buon Samaritano».

A giudizio unanime del gruppo di collaboratori volontari a questo progetto, le opere verginelliane raccolte nel presente volume meritano l'attenzione anche dei lettori di oggi per la loro bellezza estetica e per la loro umana saggezza. In un momento storico, in cui nel nostro Paese vanno prevalendo la corruzione, la disgregazione anti-sociale e l'individualismo più egoistico, il messaggio di Vinci Verginelli può svolgere un'efficace azione terapeutica.
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