Campagna olivicola. <span>Foto Luciana Cusanno</span>
Campagna olivicola. Foto Luciana Cusanno
Attualità

Come si presenta la campagna olivicola 2017?

Tra alti e bassi la resa c’è

«Nonostante la forte siccità che ha caratterizzato l'annata, soprattutto nel periodo estivo, la campagna olivicola, già in fase iniziale, si preannuncia ottima sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo – ha dichiarato il consigliere Tommaso Loiodice – Il clima asciutto e non piovoso, se da un lato ha costretto molti piccoli agricoltori a dover ricorrere a pozzi artesiani, per alimentare la propria produzione, sostenendo dei costi anche spesso onerosi, dall'altro canto il clima ha favorito la mancanza di parassiti che attaccano gli ulivi».

Da commenti e confronti anche con piccoli produttori, la resa infatti si aggira tra il 15% e il 20%, e ha condizionato molti di loro a iniziare un pò prima del solito la raccolta, vista la condizione particolare di molti alberi. Aggirandosi per le nostre campagne, sono visibili molti alberi con olive piccole e già scure e molti altri, invece, con olive più grandi e ancora verdi. Questa condizione ha portato molti agricoltori a iniziare la raccolta solo di una parte di alberi, quella più matura e a trovarsi nella condizione di vendere subito le proprie olive, anche svendendole.

«È proprio questa la fase in cui si mette in moto la macchina speculativa che sminuisce e svende il prezzo e il valore del nostro olio. – continua Loiodice – Purtroppo il cambiamento che potrebbe portare alla promozione del nostro oro e del nostro territorio è molto lento e deve partire soprattutto dai piccoli agricoltori che, pur di avere un immediato guadagno, non pensano ad investire sull'olio. Per questo stiamo cercando di porre rimedio a livello nazionale con il tavolo di filiera a questo fenomeno, in accordo con gli industriali. Il problema maggiore è rappresentato dal prezzo che l'olio ha nella grande distribuzione. Se fosse venduto al prezzo che merita, nessuno lo acquisterebbe, ecco poi l'emergere di olii di diversa derivazione a costi concorrenziali; basti pensare all'olio proveniente dalla Tunisia o dalla Grecia, oppure dallo stesso olio pugliese raccolto e lasciato stare alcuni giorni per ottenere una resa diversa e anche un sapore meno piccate. L'ideale sarebbe che ognuno di noi entrasse nell'ottica di vendere l'olio e non le olive, in accordo con la ristorazione, affinché un giorno si possa avere una carta degli olii e non solo quella dei vini, come avviene in molti ristoranti, ma, come dicevo, si tratta di un lento e difficile cambiamento culturale». Che ci siano annate ricche o raccolte particolari, una cosa è certa, la grinta e la voglia nell'investire e credere nel nostro territorio potrebbe portare a far volare un'economia che molte volte stenta a portare i suoi più ricchi frutti.
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