Eco Estramurale. <span>Foto Stefano Procacci</span>
Eco Estramurale. Foto Stefano Procacci
Vita di Città

Eco-Estramurale: presentato ufficialmente il progetto che cambierà per sempre Corato

Una rivoluzione verde attende la nostra città: ma c'è chi non ne condivide le modalità

Nella serata di ieri, in un Teatro Comunale gremito, è stato presentato alla città il progetto dell'eco estramurale. L'incontro, moderato da Aldo Tandoi, ha visto un susseguirsi di interventi che hanno provato a fare luce sul volto che la nostra città assumerà nel prossimo futuro. Il sindaco Corrado De Benedittis, gli assessori Varesano e Sinisi, i tecnici Alessandro Cariello (Architetto Redattore Documento Programmatico Rigenerazione Urbana), e l'Architetto Chiosso di Torino hanno svelato, anche con l'ausilio di slides, le modifiche che subirà la principale arteria della nostra città.

Corato vuole (finalmente) diventare un modello al passo con i tempi, con un ambizioso progetto, che vedrà la nascita dì una pista ciclabile centrale che attraverserà il secondo anello cittadino, 400 alberi in più, 1200 metri di Rain Garden, 1000 metri di aiuole comuni, 94 panchine, 92 posti bici, con ben cinque nuove piazze. Un'opera che, secondo i suoi promotori, cambierà per sempre il volto e il destino di Corato, trasformandola in una città europea, moderna e vivibile. Una città che punterà all'utilizzo pedonale e ciclabile, che diventerà una grande Piazza pubblica. Si cambia il paradigma, da infrastruttura destinata alle auto, ai pedoni, per una città più a misura d'uomo. Un'opera che, invece, secondo i suoi detrattori, rovinerà il patrimonio storico e culturale di Corato, creando caos, traffico e disagi. Chi ha ragione? Chi ha torto?

L'eco estramurale: un sogno o un incubo?

L'idea dell'eco estramurale nasce da una visione: quella di rendere Corato una città più verde, più pulita, più salubre. Una visione che si ispira ai principi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che promuove lo sviluppo sostenibile e la lotta ai cambiamenti climatici. Una visione necessaria, che si concretizza in un progetto che costerà alla città 15 milioni di euro. Di questi, quasi sette milioni sono derivati dai fondi PNRR. «Per portare gli enti locali in Europa, serviva un approccio smart, che si basasse sulla transizione ecologica, l'inclusione sociale. Dopo la pandemia abbiamo colto questa opportunità, candidando il nostro progetto. Gli enti locali, senza personale, erano disorientati, ben presto però si è capito che questo era un treno troppo importante da prendere. Ci siamo messi all'opera e abbiamo candidato opere per 20 milioni di euro, opere per servizi, assetto idrogeologico», afferma l'assessora Varesano.

Ma l'eco estramurale sarà davvero la svolta per questa città, o causerà solo disagi? Questa è la domanda che si pone una fetta di coratini, che non condivide la visione dei promotori dell'opera, e che ne denunciano i rischi, i difetti e le contraddizioni. "Dove parcheggeremo? Che ne sarà del traffico automobilistico? Non sarà pericolosa la pista ciclabile centrale? Saremo in grado di mantenere il verde? E che ne sarà del patrimonio storico di Corato, che verrebbe irrimediabilmente eliminato da un'opera, secondo loro, invasiva e incompatibile con il contesto urbano? Difetti nel progetto, che non tiene conto delle esigenze e delle abitudini dei cittadini, che amano usare l'auto anche per brevi spostamenti, e che non dispongono di mezzi alternativi efficienti e sicuri". Questi gli argomenti di coloro che questa rivoluzione non la vogliono, non in questi termini.

L'eco estramurale: una rivoluzione o una follia?

L'eco estramurale è, senza dubbio, un'opera che divide, come tutte le opere rivoluzionarie. Divide i coratini tra favorevoli e contrari, tra entusiasti e scettici, tra visionari e realisti. Divide anche la politica, tra chi sostiene e chi ostacola il progetto, tra chi lo vede come un'opportunità e chi lo vede come una minaccia, tra chi lo usa come bandiera e chi lo usa come arma. Divide, infine, la società, tra chi si sente parte di una comunità e chi si sente escluso da essa, tra chi si adatta al cambiamento e chi si oppone ad esso, tra chi guarda al futuro e chi guarda al passato.

Ma l'eco estramurale è anche, e soprattutto, un'opera che sfida. Sfida i coratini a cambiare il loro modo di vivere, di muoversi, di pensare. Sfida la politica a trovare un equilibrio tra le diverse istanze, a dialogare con le parti coinvolte, a gestire con trasparenza e responsabilità le risorse pubbliche. Sfida la società a crescere, a innovare, a cooperare. Sfida, in una parola, a fare una rivoluzione. Una rivoluzione verde, culturale, civile. Una rivoluzione possibile, o una rivoluzione folle?

Come diceva Albert Einstein, "la follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi". Forse, allora, l'eco estramurale non è una follia, ma una sfida. Una sfida che vale la pena di accettare, o almeno di provare. L'eco estramurale è un'opera che richiede sia intelligenza che volontà. Intelligenza per capire i pro e i contro, i vantaggi e gli svantaggi, le opportunità e i rischi. Volontà per superare le difficoltà, i pregiudizi, le resistenze. Intelligenza e volontà per fare di Corato una città migliore. Per noi, e per le generazioni future.
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