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Cronaca

Fu coinvolto in un incidente mortale, il Giudice di Pace gli ridà la patente

Il prefetto gliela aveva sospesa per 36 mesi

Il giudice di pace di Bari, Nicoletta Palmieri, ha annullato il provvedimento di sospensione della patente inflitto dalla Prefettura di Bari a un 43enne di Corato che, il 7 aprile 2019, rimase coinvolto in un incidente avvenuto sull'autostrada A14, in agro di Giovinazzo, in cui persero la vita due albanesi.

Adesso è stata annullata la sospensione della patente: è stata dunque restituita all'uomo, assistente capo della Polizia Stradale di Bari, la patente di guida che la Prefettura di Bari aveva sospeso per 36 mesi. Il 43enne, quindi, può tornare a guidare. Il provvedimento prefettizio era stato impugnato dall'avvocato Luciano De Luca, in un difficile compito interpretativo della nuova legge che ha inasprito le sanzioni per gli omicidi stradali, entrata in vigore nel 2019.

L'ordinanza della Prefettura di Bari è stata ribaltata: il 43enne era considerato spacciato. Ora è salvo. Era alla guida della propria vettura, una Ford Kuga, «quando - secondo la ricostruzione dell'incidente stradale redatta dalla Polstrada -, mentre percorreva la carreggiata sud dell'autostrada A14, impattava contro una Renault Clio che, dopo aver «sbandato verso destra andando a collidere contro il guardrail delimitante la carreggiata», era «ferma sulla corsia di sorpasso».

L'urto, «di forte entità», causò due morti: un uomo di 56 anni e una donna di 82 che viaggiavano a bordo della Renault Clio. Al 43enne è stata invece contestata la violazione dell'art. 41, commi 3 e 8, del nuovo codice della strada «in quanto - si legge - non era in grado di regolare la velocità in relazione alle ore notturne e alle condizioni dell'asfalto reso viscido dalla pioggia», provocando il sinistro stradale e la morte di due persone, entrambe di nazionalità albanese.

La sua difesa ha ottenuto ora dal giudice di pace l'annullamento della sospensione della patente. Numerosi gli argomenti sollevati dal legale Luciano De Luca: in primo luogo, il fatto che, il 56enne «rimaneva nei pressi dell'auto senza indossare il giubbino catarifrangente e senza segnalare la presenza della propria auto con l'apposito triangolo di servizio» in un tratto - quello interessato dall'incidente stradale «risultato essere rettilineo, pianeggiante e privo di illuminazione».

E proprio dall'annotazione di servizio della Polstrada, redatta dopo la visualizzazione di un video della Società Autostrade «non emergono - secondo il giudice che ha accolto l'opposizione - i fondati elementi di evidente responsabilità nell'ottica in cui questa chiara formula di legge esige il connotato dell'evidenza».
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