Antonio Marulli
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Basket Corato: la lettera aperta del presidente Antonio Marulli ai tifosi

Lo "sfogo" social a margine di alcuni episodi avvenuti al Palalosito dopo la sconfitta contro Cassino

A margine della sconfitta casalinga contro Cassino, la seconda consecutiva dopo Pozzuoli, il presidente Antonio Marulli affida ai social una lettera aperta ai tifosi neroverdi.

Punto focale dello "sfogo", l'atteggiamento dei tifosi, i cori contro società e squadra e più in generale del comportamento social dei supporters neroverdi.

«Scrivo dopo la sconfitta di domenica 5 marzo. Scrivo per ringraziare la squadra e tutto lo staff per averci provato con determinazione e grinta. Scrivo per ringraziare il pubblico che ha riempito il palazzetto e sostenuto i ragazzi in campo. Ma scrivo anche per manifestare la mia delusione nei confronti dei cori irrispettosi del dopo partita.

Scrivo perché in questo momento, oggettivamente complesso, vorrei condividere, in qualità di presidente del Basket Corato, alcune considerazioni.

Come tutti voi, amo il basket che è una parte importante della mia vita, della mia storia; il basket è la mia passione, la mia preoccupazione, le mie urla, la mia tachicardia e il mio grande maestro di vita.

Sono presidente del Basket Corato dal 2016, ma da più di 20 anni sono in questa organizzazione sempre attivamente impegnato a gestire – dietro le quinte – tutto quello che la domenica in campo non si vede, ma che è spesso propedeutico per la partita a cui poi tutti noi assistiamo e ogni giorno imparo qualcosa dal risultato sportivo.

Nello sport, come nella vita niente è scontato, niente è sicuro, non ci sono certezze né garanzie. Tra di voi tifosi e seguaci della nostra squadra, ci sono studenti e lavoratori che possono sicuramente capirmi. Ragazzi, quante volte preparate "a regola d'arte" un'interrogazione e poi la verifica non va secondo i vostri piani? Quante volte durante un esame all'università il voto non rende giustizia al vostro impegno e lo vivete come una sconfitta? Quante volte sul posto di lavoro un progetto non produce i risultati attesi mettendo in discussione la vostra professionalità? Quando sbagli SEI SOLO, quando fallisci nella tua quotidianità non hai bisogno di qualcuno che ti ricordi mille volte le cose negative di quel momento. Quando fallisci non cerchi chi ti dice "avresti dovuto fare così", "dovevi studiare di più", "dovevi impegnarti di più", "non sei tagliato per questa cosa", "vergogna!". Quando fallisci vuoi dimenticare subito la tua performance e non consenti a nessuno di parlare del tuo insuccesso, tu per primo non ne parli.

NESSUNO HA IL DIRITTO DI GIUDICARTI. Lo sai solo tu come ti senti. Non fai un post sui social per raccontare la tua bocciatura, il voto basso o lo shampoo che ti ha fatto il capo. Perché la vita è così, un po' come lo sport, un po' come la pallacanestro: imprevedibile. Perdi con l'ultima in classifica e ti batti fino all'ultimo con la quinta in gara e giù tutti a COMMENTARE, giù tutti dietro una tastiera ad INFIERIRE, a SPUTARE VELENO, a giudicare, ad alzare cori discutibili e vigliacchi. Ma come? Non siete gli stessi che un attimo fa avete avuto un brutto voto a scuola, una delusione per l'esame universitario, un fallimento a lavoro? Domenica ho sentito qualcuno che diceva che avete il diritto di parlare. Sì, ma, a che titolo?!

Ho letto da qualche parte una frase che sicuramente tanti di voi conoscono che dice "prima di giudicare la mia vita mettiti le mie scarpe e percorri il cammino che ho percorso io".
Questa società di basket è un'azienda di cui io sono il presidente e ne sono fiero. Con me ogni giorno, ogni settimana, ogni pre e post partita ci sono oltre gli atleti delle diverse squadre, più di 45 persone tra dirigenti, collaboratori e spesso volontari che collaborano con me nella gestione di questa azienda che però, attenzione, NON E' IL NOSTRO LAVORO e per tutti comporta un extra tempo fatto di sacrifici, energia, entusiasmo, notti insonni, riunioni, discussioni, spazio in meno per gli affetti e la famiglia, gestione di ogni tipo di problema soprattutto quelli fisici e psichici dei giocatori. In qualità di presidente sono il primo a fare sacrifici e quelli più importanti e pesanti sono quelli economici. Per questo vi dico LA SQUADRA NON SI TOCCA, L'ALLENATORE NON SI TOCCA. Scusatemi se sono diretto, ma se lo spettacolo in campo non vi piace, la domenica c'è anche il cinema. Ora più che mai non abbiamo bisogno di GIUDICI, né di fantomatici ESPERTI, ma di TIFOSI.

La squadra si ama quando vince e quando perde proprio come i vostri cari vi amano anche dopo un fallimento e forse vi amano anche di più. Tutti possono parlare, tutti hanno il diritto di commentare? Benissimo allora vi chiedo perché non ci sono commenti dopo le vittorie, perché non arrivano complimenti dopo le partite combattute fino alla fine?

Dopo una sconfitta si scatena l'istinto egoistico, la presunzione di conoscere le soluzioni criticando le scelte tecniche, le decisioni tattiche perfino i cambi.

Silenzio assoluto sulle precedenti partite vinte e innumerevoli i commenti per la sconfitta con il Pozzuoli; commenti che, oltretutto, non hanno avuto nessun rispetto per il momento che io stavo vivendo come uomo. La perdita di mia madre mi toglie ancora oggi il fiato soprattutto quando mi fermo e penso a quante volte ho sottratto tempo a lei per gestire critiche e trovare soluzioni agli attacchi.

La tristezza più grande non è tanto la sconfitta di quel giorno quanto la cattiveria di chi non ha avuto nessuna considerazione del mio dolore.

La delusione genera in voi il giudizio a tutti i costi? Ma la gioia non vi genera nulla? O devo pensare che ci sia una sottile e non troppo celata soddisfazione nel commentare una sconfitta? Mi chiedo perché dietro la tastiera e sulle tribune, vi sentite tutti direttori tecnici, allenatori, presidenti? A che titolo? Pensate forse che dopo un fallimento in campo la società abbia bisogno di suggerimenti per prendere provvedimenti? Quello che accade nelle nostre riunioni è paragonabile alle discussioni che voi avete in famiglia o con le vostre compagne.

SONO FATTI VOSTRI e allo stesso modo SONO FATTI NOSTRI.

Credetemi non voglio spiegarvi né sostengo che siamo bravi, che siamo in gamba, ma voglio farvi capire che ci mettiamo il quintuplo della passione che avete voi. Che le nostre aspettative sono per cinque volte le vostre, che la nostra amarezza non è minimamente paragonabile alla vostra. Che ci facciamo mille domande perché solo gli stolti hanno la certezza di avere la soluzione a tutto, ma noi non ci fermiamo, non ci arrendiamo. Il basket è uno sport bellissimo. In campo i giocatori giocano con un unico battito cardiaco e il mio augurio è che quel battito sia sincronizzato ogni domenica con tutti quelli che vengono a tifare per la squadra; per tutti gli altri ripeto, c'è il cinema».
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