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Cari insegnanti, siate prima di tutto esseri umani

Dall'esperienza negativa fra i banchi di scuola la riflessione di una mamma sul ruolo dell’istituzione scolastica

La scuola, di ogni ordine e grado, ha da sempre rappresentato un luogo non solo di istruzione e formazione didattica, ma anche e soprattutto luogo sicuro in cui gli studenti possono muovere i primi passi nel mondo, affrontando sfide come occasioni di crescita culturale, emotiva, umana, formandosi come persone complete e consapevoli attraverso il confronto e il dialogo. Purtroppo, non sempre è così. Ad una settimana dall'inizio del nuovo anno scolastico, la signora Rossella Diaferia racconta l'esperienza vissuta da sua figlia e da tutta la famiglia nella speranza di poter essere esempio di coraggio e di fornire elementi di riflessione sul ruolo dell'istituzione scolastica.

La scuola per un genitore è un punto di riferimento, una seconda casa, porto sicuro a cui affidare i propri figli e con cui collaborare per contribuire a renderli gli adulti di domani.

Mai avrei immaginato, invece, che tutta la fiducia riposta nella scuola in quanto istituzione, potesse essere disattesa da condizioni di contrasto fra docenti e studenti. Mai avrei immaginato di affidare mia figlia ad un luogo di crescita per poi vederla perdersi e distruggersi. Consapevole di usare un termine forte, ma purtroppo l'esperienza di mia figlia è fatta di abusi e di vissuti poco piacevoli che ne hanno minato il benessere psicologico, l'autostima, l'autoconsapevolezza, l'entusiasmo e la grande forza d'animo che ha invece sempre avuto.

Mia figlia quest'anno si è diplomata, non senza difficoltà, ma ha affrontato le sue sfide cercando di essere forte di fronte a situazioni che mai avrebbe immaginato di vivere e ha vinto su tutte, coraggiosa, solare e tenace, oggi è tornata ad essere sicura di sé e delle sue capacità.

Ma tre anni fa la sua luce aveva iniziato a spegnersi quando, per quanto si impegnasse nello studio, il non riuscire a raggiungere la sufficienza la portava a fare i conti con un docente che la demoralizzava anziché spronarla e incoraggiarla.

Per recuperare, faceva ripetizioni pomeridiane con un insegnante privato che non rilevava alcuna difficoltà nel suo apprendimento ma che, anzi, ne evidenziava le capacità non trovando necessarie le lezioni private. Invece, a scuola, in quelle materie, continuavano a piovere per lei gravi insufficienze, debiti scolastici da recuperare, confronti tra il docente e chi la seguiva senza miglioramenti, una condizione che a lungo andare l'ha messa a dura prova.

Unica consolazione per mia figlia era il non essere la sola studentessa ad avere le stesse difficoltà e a risentire dello stesso sovraccarico emotivo demoralizzante. Ma solo lei ha avuto il coraggio di rivolgersi al dirigente scolastico per chiedere un consiglio, certa di trovare apertura e disponibilità e, magari, che potesse fare da ponte fra studenti e docente in un clima di incomunicabilità e vessazione.

La sua totale fiducia in quello che dovrebbe essere il più grande punto di riferimento per gli studenti si scontra e si sbriciola con un diverbio: le viene detto che avrebbero fatto meglio a bocciarla e che se non riusciva a recuperare probabilmente aveva dei problemi. Come distruggere una ragazza. Per lei è iniziato un lungo periodo di grave scoramento, ansia, smarrimento, insicurezza. Mia figlia è stata a lungo male, e noi genitori con lei.

Dopo due anni, ha voluto cambiare scuola e il suo ultimo anno scolastico lo ha passato in un'altra scuola, in un altro paese, con tutto il coraggio di ricominciare, rimettersi in gioco, affrontare il viaggio prima, e le difficoltà della didattica a distanza dopo, in virtù dell'epidemia. Sin dal primo giorno di quinto anno, mia figlia è tornata a fiorire, a sorridere, a dare il meglio di sé come aveva sempre fatto e raccoglierne i frutti. Docenti competenti, dirigente scolastico scrupoloso, compagni di classe accoglienti e disponibili. È stata una eroina e ora può guardare al suo futuro con serenità.

Ma non è giusto ciò che ha dovuto passare lei e i suoi compagni di classe che, però, hanno sopportato in silenzio, non è giusto che uno studente, un ragazzo debba vivere un'esperienza del genere in un luogo preposto a formarlo in sicurezza.

La mia è una riflessione e una condanna ad atteggiamenti di abusi e soprusi nei confronti dei nostri figli, dei padroni del mondo del domani.

La mia è la volontà che l'esempio di mia figlia sia da sprono per tanti ragazzi che si ritrovano nella sua stessa situazione e si sentono smarriti, non sanno reagire o hanno timore di parlarne coi genitori.

La mia è la paura che, se mia figlia è riuscita a farsi forza, altri giovani studenti possano invece piombare nella riservatezza e nella depressione con chissà quali conseguenze.

Da mamma io dico ragazzi, non abbiate paura. Da mamma dico ai genitori, siate la forza dei vostri figli. Da mamma, io voglio credere ancora nella scuola che educa e istruisce, fatta di docenti che sono prima di tutto esseri umani che lasceranno un segno importante e indelebile nei loro studenti, con la responsabilità di insegnar loro la pratica di quei principi di vita che i genitori impartiscono nel nucleo famigliare.

Voglio credere in docenti che esercitano la propria professione con la consapevolezza della responsabilità della missione, anzi, voglio chiedere ai docenti di non perdere mai di vista la straordinaria valenza che la loro figura avrà sulla formazione e sulla vita dei tanti ragazzi che si trovano di fronte ogni anno, negli anni, e di vedere veramente ognuno di loro come dei figli, da scuotere se sbagliano ma senza denigrarli, svilirli, demotivarli, ma spronandoli a credere in se stessi e dare sempre il meglio di sé.

Quella della mia famiglia è un'esperienza come altre, ne siamo certi, non è un caso isolato. Mi auguro possa essere d'aiuto e servire a riflettere.

Cari insegnanti, per il bene dei vostri ragazzi, siate prima di tutto esseri umani.

Colgo l'occasione per augurare a docenti e alunni un sereno e proficuo anno scolastico.


Rossella Diaferia, una mamma
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