Oronzo Liuzzi
Oronzo Liuzzi
Cultura

"Assemias", nella mostra di Rio De Janeiro dedicata alla scrittura assemica, c'è anche il coratino Oronzo Liuzzi

Negli spazi espositivi ben trentaquattro opere di diciannove nazioni del mondo

La scrittura è immagine. L'alfabeto ci ha reso ciechi per capirlo. La poesia visiva, almeno dai tempi di Mallarmé, lo dimostra, riconnettendoci con l'immagine tradita dal lofonocentrismo. ASSEMIE, radunando artisti provenienti da 16 paesi, apre il ciclo di mostre Lettere Espanse, nel corridoio dell'ECO-UFRJ, curato dal poeta sperimentale e maestro del PPGAC Tchello d'Barros, per indagare su queste relazioni tra scrittura e immagine.


La mostra ASSEIAS – Mostra Internazionale di Scrittura Assemica, promossa dal Gruppo di Ricerca Poetica in Campo Sperimentale (PAX), del Programma di Scena Arts post-laurea (PPGAC), sarà esposta nello spazio espositivo della Scuola di Comunicazione Sociale (ECO), a Rio De Janeiro. Tra le opere di trentaquattro artisti provenienti da diciannove paesi, quattro sono italiani, di cui uno coratino (d'adozione): si tratta dell'artista Oronzo Liuzzi.

Con il coordinamento del Prof. Dr. Fernando Gerheim (PAX) e curato dal master Tchello d'Barros, la mostra sarà aperta per una visita - con ingresso gratuito - tra il 18 maggio e il 23 giugno presso la Scuola di Comunicazione Sociale (ECO), Campus Red Beach dell'Università Federale di Rio de Janeiro (UFRJ).


Ci sono molte contaminazioni tra vedere e leggere aperte dalla modernità. La scrittura asmica privilegia la traccia, la traccia. Lei è meno preoccupata del simbolismo di quanto la scrittura automatica surrealista, che forse può ricordare. Quando tutto sembra saturo di informazioni, si svince dal segno, dalla rappresentazione fonologica della lingua, per emancipare il suo legame con l'immagine.


L'avvicinamento tra la dimensione immediata del linguaggio e le opere in cui la riproducibilità è costitutiva è ciò che distingue questa dimostrazione. Composta di 33 lavori grafici, inviati via e-mail, queste riproduzioni lanciano un'indagine sulla nostra epoca in cui allo stesso tempo tutto è tracciato come differimento e appello al legame con una realtà storica così veloce che, come il vetro, nulla lascia fissare.


Per la scrittura automatica surrealista, il linguaggio arrivava sempre prima. Questa scritta immediata di ASSEMIE ci fa vedere l'immagine meno la lingua. Lei ci mette in contatto con la nostra materia comune. Questa scrittura emersa dal nomadismo e dalle migrazioni in un contesto di nazionalismi sembra riprendere l'utopico progetto internazionalista modernista nel diapason della cultura mondializzata in questo conflagrato inizio del terzo decennio del XXI secolo.

Il significato, in senso semantico - ma anche onomatopeico -, è forse fuori da questi lavori, a carico degli osservatori/lettori: la scrittura assemica affronta una situazione globale in cui i tratti materiali sono sfidati dalla radicale deterritorializzazione che sembra voler cancellare ogni traccia. Ma il corridoio dell'eco, luogo di passaggio, può diventare anche spazio di contemplazione: umbrale o portale per le riterritorializzazioni e gli incontri originali e transitori.
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