Fiaccolata per te Giulia. <span>Foto Martina Musto </span>
Fiaccolata per te Giulia. Foto Martina Musto
Attualità

"Fiaccolata per te, Giulia": la città di Corato scende in Piazza per le vittime di femminicidio

Donne, uomini, bambini e ragazzi, tutti insieme per dire "NO" alla violenza di genere

È noto a tutti che dicembre è il mese più freddo dell'anno. Tuttavia, nella serata di ieri nessun partecipante del corteo in onore delle donne vittime di violenza e femminicidio, si è curato delle mani doloranti che facevano rumore con i mazzi di chiave o innalzavano striscioni e cartelli. Le luci della città hanno conferito una maggiore suggestività al rosso indossato dai partecipanti.

Donne e uomini di tutte le età, hanno marciato per il Corso Garibaldi di Corato partendo e concludendo il percorso a Piazza di Vagno.

L'iniziativa, promossa spontaneamente da Mimma Scarcelli e Nella Piarulli, porta il nome di "Fiaccolata per te Giulia", a cui hanno aderito le associazioni ANPI Corato, Harambè, Forum dei Giovani, Comitato Beni Comuni, CICRES, Libera Corato, Corato Open Space, CGIL Corato e Comitato per la pace. Nella serata del 9 dicembre si è fatto rumore attraverso strumenti e slogan per spezzare il silenzio che avvolge le morti innocenti vittime del patriarcato.

Al giorno d'oggi, è imbarazzante dover fare rumore per le ingiustizie di genere. Esse non si nascondono nei Paesi poveri e lontani da noi, ma tacciono nelle case di quelle persone che non possono urlare o hanno paura di farlo. Se prima le donne appartenevano agli uomini e il controllo della moglie, figlia o fidanzata spettava totalmente al maschio, adesso il controllo è venuto meno e la conseguenza diretta è il femminicidio.

Alle donne, l'incoraggiamento di Claudia Lerro: Attraverso un megafono, l'attrice coratina a conclusione del corteo dichiara: «Se ci fanno sentire in colpa, se ci fanno sentire inadeguate e se non ci fanno sentire libere, non è amore sano.» Senza andare lontano e concentrandoci sulla nostra piccola realtà, dice, moltissime di noi si sono spesso sentite dire in dialetto «Ce adà sci facenn», accompagnata dallo sguardo altezzoso dall'alto verso il basso, come a decretare la necessità di approvazione per poter fare qualcosa, un permesso che non ci viene quasi mai accordato perché fuoriesce dagli schemi patriarcali.

Nessun abito mal interpretabile, nessuna fotografia in costume sui social, nessuna libertà di poter fare esperienza, disparità nei salari, dover domandare il permesso di essere o fare…

L'unico modo per uscire da questi schemi, afferma l'attrice coratina, è studiare. «Studiate, ragazze, se lo fate vi assicuro che sarete libere. Non siamo state messe al mondo per conquistare l'amore di qualcuno, andate via senza i pregiudizi della gente, se non state bene non abbiate paura di scappare. Guardate quante siete stasera, non sarete mai sole.»

Il sindaco Corrado De Benedittis, partecipante del corteo assieme ai numerosi cittadini, esprime il suo parere in un appello pubblico, dicendo che l'affettività non si declina più in termini di dominio, di possesso, di esclusività. Bisogna sviluppare nuove politiche, nuove antropologie di pensiero. Le donne hanno sempre lottato ma ancora non hanno raggiunto l'equità con il genere maschile. «La strada è ancora lunga ma il cambiamento comincia dai piccoli contesti».

Così, negli applausi e nella carica di vedere tanti volti sconosciuti eppure così familiari, assaporando un pizzico di speranza incrementato dalla grande stella disposta sull'albero di Piazza di Vagno, si conclude il corteo contro la violenza di genere.
  • Violenza sulle donne
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