
Cronaca
Tentato omicidio in piazza Di Vagno, arrestati marito e moglie
Due coniugi di Corato, di 22 e 25 anni, sono stati arrestati nell'ambito delle indagini per la sparatoria che si è verificata il 6 marzo scorso
Corato - lunedì 26 maggio 2025
13.18
La 20enne Simona Bovino, come già avevano ipotizzato media e inquirenti, non era l'obiettivo del commando armato che ha aperto il fuoco a Corato, fra la gente, in piazza Di Vagno, nel pieno della movida: vittima inconsapevole di una sparatoria, colpevole solo di essersi trovata nel posto sbagliato, al momento sbagliato.
L'inchiesta della Procura della Repubblica di Trani, questa mattina, ha ripristinato la verità: due le ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante, a carico di Francesco Maldera, di 22 anni, e di Vittoria Tarricone, di 25, marito e moglie, entrambi accusati di tentato omicidio. Cinque, complessivamente, gli indagati, dopo le attività d'indagine dopo la sparatoria avvenuta la sera del 6 marzo scorso a Corato.
Quella sera, intorno alle ore 22.25, secondo quanto ricostruito, furono feriti a colpi d'arma da fuoco due giovani incensurati, un ragazzo e una ragazza: il primo - il 21enne Giovanni Battista, vicino agli ambienti della malavita locale, riportò ferite non gravi, mentre la ragazza, estranea a qualsiasi contesto criminale, fu colpita per errore, trasportata in codice rosso al Policlinico di Bari e sottoposta ad un intervento di rimozione della milza, in seguito alle ferite riportate al fianco sinistro.
Cinque gli indagati - (oltre ai due arrestati un 23enne, un 21enne ed un 20enne) -, ognuno dei quali con un preciso ruolo nella vicenda. In particolare, in carcere, a Trani, sono finiti solo il marito e la moglie ritenuti, rispettivamente, il conducente del mezzo, utilizzato dal sicario seduto alle sue spalle, il quale ha esploso 6 colpi di pistola da distanza ravvicinata, e la donna che, già presente sulla scena, avrebbe fornito le indicazioni per la sua esecuzione, dando poi il via libera all'agguato.
Ma nonostante l'azione plateale, davanti a numerosi testimoni - in particolare famiglie con alcuni bambini - nessuno ha voluto testimoniare. «Non c'è stata alcuna forma di collaborazione da parte della vittima predestinata, consapevole di chi fosse l'autore - ha spiegato il procuratore capo di Trani, Renato Nitti -. Il sistema di videosorveglianza ci hanno consentito di acquisire molti elementi, oltre a intercettazioni e acquisizioni. Era fondamentale raggiungere in tempi rapidi il risultato».
Anche la Questura ha voluto sottolineare il «contesto di omertà» in cui si sono svolte le indagini, al punto che «numerosi sono stati i tentativi di depistaggio delle indagini da parte dei testimoni che sono stati escussi e che sono stati deferiti per favoreggiamento personale». Intanto sono in corso ulteriori approfondimenti.
L'inchiesta della Procura della Repubblica di Trani, questa mattina, ha ripristinato la verità: due le ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante, a carico di Francesco Maldera, di 22 anni, e di Vittoria Tarricone, di 25, marito e moglie, entrambi accusati di tentato omicidio. Cinque, complessivamente, gli indagati, dopo le attività d'indagine dopo la sparatoria avvenuta la sera del 6 marzo scorso a Corato.
Quella sera, intorno alle ore 22.25, secondo quanto ricostruito, furono feriti a colpi d'arma da fuoco due giovani incensurati, un ragazzo e una ragazza: il primo - il 21enne Giovanni Battista, vicino agli ambienti della malavita locale, riportò ferite non gravi, mentre la ragazza, estranea a qualsiasi contesto criminale, fu colpita per errore, trasportata in codice rosso al Policlinico di Bari e sottoposta ad un intervento di rimozione della milza, in seguito alle ferite riportate al fianco sinistro.
Cinque gli indagati - (oltre ai due arrestati un 23enne, un 21enne ed un 20enne) -, ognuno dei quali con un preciso ruolo nella vicenda. In particolare, in carcere, a Trani, sono finiti solo il marito e la moglie ritenuti, rispettivamente, il conducente del mezzo, utilizzato dal sicario seduto alle sue spalle, il quale ha esploso 6 colpi di pistola da distanza ravvicinata, e la donna che, già presente sulla scena, avrebbe fornito le indicazioni per la sua esecuzione, dando poi il via libera all'agguato.
Ma nonostante l'azione plateale, davanti a numerosi testimoni - in particolare famiglie con alcuni bambini - nessuno ha voluto testimoniare. «Non c'è stata alcuna forma di collaborazione da parte della vittima predestinata, consapevole di chi fosse l'autore - ha spiegato il procuratore capo di Trani, Renato Nitti -. Il sistema di videosorveglianza ci hanno consentito di acquisire molti elementi, oltre a intercettazioni e acquisizioni. Era fondamentale raggiungere in tempi rapidi il risultato».
Anche la Questura ha voluto sottolineare il «contesto di omertà» in cui si sono svolte le indagini, al punto che «numerosi sono stati i tentativi di depistaggio delle indagini da parte dei testimoni che sono stati escussi e che sono stati deferiti per favoreggiamento personale». Intanto sono in corso ulteriori approfondimenti.