
Politica
Bari Pride, la dura critica del Popolo della Famiglia di Corato
Il coordinatore Gianluigi Mininno: «Il Pride dà vita a nuove forme di cultura, come quella dello scarto e della morte»
Corato - mercoledì 25 giugno 2025
Non si è fatta attendere la reazione del Popolo della Famiglia di Corato - il movimento politico noto per le sue idee fedeli alla tradizione quanto al concetto di famiglia - circa l'utilizzo della fascia tricolore al Bari Pride da parte del sindaco Corrado De Benedittis.Per il Popolo della Famiglia, dalla visione assolutista, il Pride dà vita a «nuove forme di cultura, come quella dello scarto e della morte».
Un approccio più che critico che probabilmente non considera come la stessa Costituzione italiana annoveri le nuove tipologie di famiglia nelle formazioni sociali di cui all'art. 2 della Carta fondamentale, sancendo fra i principi fondamentali la tutela dei diritti inviolabili dell'uomo e la solidarietà politica, economica e sociale.
Di seguito la nota di Gianluigi Mininno, coordinatore cittadino del Popolo della Famiglia.
«Gentile Signor Sindaco,
le scrivo in qualità di coordinatore comunale del Popolo della Famiglia, mosso da un profondo senso di responsabilità verso i principi che il nostro movimento politico promuove e che, credo, dovrebbero guidare l'agire di ogni pubblico ufficiale.
Abbiamo appreso della sua partecipazione alla recente manifestazione Pride, un evento che, come noto, veicola istanze e visioni sull'identità e sulla famiglia spesso divergenti, se non in aperta controtendenza, rispetto ai principi dottrinali della Chiesa Cattolica. La sua presenza in tale contesto, peraltro con l'indosso della fascia tricolore che simboleggia l'unità e la rappresentanza di tutti i cittadini, ha suscitato in noi non poca perplessità.
Ci permettiamo di sottolineare come questa sua scelta appaia in stridente contrasto con le sue dichiarazioni pubbliche di professare la fede cattolica. È un dato di fatto che la dottrina della chiesa, a cui lei afferma di aderire, presenta una chiara e immutabile visione sulla famiglia, fondata sull'unione tra un uomo e una donna e sulla sessualità umana.
Partecipare a una manifestazione che, tra i suoi scopi, promuove la decostruzione di tali concetti, come il diritto all'aborto, eutanasia, unioni civili, adozioni a coppie dello stesso sesso, cancellazione della figura di papà e mamma con la sostituzione del termine genitori 1 e genitore 2 genera una palese dissonanza.
Comprendiamo che il ruolo di sindaco implichi la rappresentanza di un'intera comunità, nelle sue diverse sfaccettature. Tuttavia, tale rappresentanza non può prescindere da una coerenza di fondo con i valori e i principi che si dichiarano propri, soprattutto quando questi attingono a un patrimonio etico e spirituale così radicato nella nostra cultura e nella storia del nostro Paese.
Ci chiediamo, dunque, quale messaggio intenda veicolare ai cittadini, e in particolare a coloro che, come lei, si riconoscono nei valori cristiani, quando le azioni sembrano contraddire le professioni di fede?
La fascia tricolore dovrebbe unire e rappresentare un sentire comune, non prestarsi a schieramenti che polarizzano o confondono. Partecipare all'evento come quello del Pride con la fascia tricolore costituisce palesemente una forte contraddizione all'essere inclusivi, rivelandosi nella sostanza fortemente divisivo.
Siamo convinti che la laicità delle istituzioni non significhi assenza di valori, bensì imparzialità e rispetto per le diverse sensibilità, senza, però, rinunciare a promuovere quei principi universali di bene comune che da sempre animano la nostra civiltà. È evidente che il Pride mira a cancellare la legge naturale come la maternità e la famiglia, dando vita a nuove forme di cultura, come quella dello scarto e della morte.
Ci auguriamo che questa nostra riflessione possa essere colta come un costruttivo spunto di dialogo, volto a ribadire l'importanza della coerenza e della chiarezza nel ruolo di chi ci rappresenta.
Con la più profonda stima e attenzione,
Gianluigi Mininno,
Il Popolo della Famiglia Corato»
Un approccio più che critico che probabilmente non considera come la stessa Costituzione italiana annoveri le nuove tipologie di famiglia nelle formazioni sociali di cui all'art. 2 della Carta fondamentale, sancendo fra i principi fondamentali la tutela dei diritti inviolabili dell'uomo e la solidarietà politica, economica e sociale.
Di seguito la nota di Gianluigi Mininno, coordinatore cittadino del Popolo della Famiglia.
«Gentile Signor Sindaco,
le scrivo in qualità di coordinatore comunale del Popolo della Famiglia, mosso da un profondo senso di responsabilità verso i principi che il nostro movimento politico promuove e che, credo, dovrebbero guidare l'agire di ogni pubblico ufficiale.
Abbiamo appreso della sua partecipazione alla recente manifestazione Pride, un evento che, come noto, veicola istanze e visioni sull'identità e sulla famiglia spesso divergenti, se non in aperta controtendenza, rispetto ai principi dottrinali della Chiesa Cattolica. La sua presenza in tale contesto, peraltro con l'indosso della fascia tricolore che simboleggia l'unità e la rappresentanza di tutti i cittadini, ha suscitato in noi non poca perplessità.
Ci permettiamo di sottolineare come questa sua scelta appaia in stridente contrasto con le sue dichiarazioni pubbliche di professare la fede cattolica. È un dato di fatto che la dottrina della chiesa, a cui lei afferma di aderire, presenta una chiara e immutabile visione sulla famiglia, fondata sull'unione tra un uomo e una donna e sulla sessualità umana.
Partecipare a una manifestazione che, tra i suoi scopi, promuove la decostruzione di tali concetti, come il diritto all'aborto, eutanasia, unioni civili, adozioni a coppie dello stesso sesso, cancellazione della figura di papà e mamma con la sostituzione del termine genitori 1 e genitore 2 genera una palese dissonanza.
Comprendiamo che il ruolo di sindaco implichi la rappresentanza di un'intera comunità, nelle sue diverse sfaccettature. Tuttavia, tale rappresentanza non può prescindere da una coerenza di fondo con i valori e i principi che si dichiarano propri, soprattutto quando questi attingono a un patrimonio etico e spirituale così radicato nella nostra cultura e nella storia del nostro Paese.
Ci chiediamo, dunque, quale messaggio intenda veicolare ai cittadini, e in particolare a coloro che, come lei, si riconoscono nei valori cristiani, quando le azioni sembrano contraddire le professioni di fede?
La fascia tricolore dovrebbe unire e rappresentare un sentire comune, non prestarsi a schieramenti che polarizzano o confondono. Partecipare all'evento come quello del Pride con la fascia tricolore costituisce palesemente una forte contraddizione all'essere inclusivi, rivelandosi nella sostanza fortemente divisivo.
Siamo convinti che la laicità delle istituzioni non significhi assenza di valori, bensì imparzialità e rispetto per le diverse sensibilità, senza, però, rinunciare a promuovere quei principi universali di bene comune che da sempre animano la nostra civiltà. È evidente che il Pride mira a cancellare la legge naturale come la maternità e la famiglia, dando vita a nuove forme di cultura, come quella dello scarto e della morte.
Ci auguriamo che questa nostra riflessione possa essere colta come un costruttivo spunto di dialogo, volto a ribadire l'importanza della coerenza e della chiarezza nel ruolo di chi ci rappresenta.
Con la più profonda stima e attenzione,
Gianluigi Mininno,
Il Popolo della Famiglia Corato»


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