
Politica
Bari Pride, le precisazioni di Polis Corato: «Non siamo omofobi, ma uso improprio del tricolore»
L'associazione politico-culturale lamenta l'abuso del simbolo istituzionale in un contesto trasgressivo
Corato - martedì 24 giugno 2025
10.03
L'associazione Polis Corato precisa la sua critica sulla partecipazione del sindaco Corrado De Benedittis al Bari Pride sabato scorso, 21 giugno, contestando l'uso improprio della fascia tricolore. Il gruppo politico-culturale lamenta la presenza di De Benedittis in veste ufficiale in una manifestazione dove la tutela dei diritti civili viene invocata in forme eccentriche, contravvenendo probabilmente al buon costume e al senso di pudicizia.
Sicché Polis non interviene sul contenuto sostanziale della colorata sfilata, volta appunto a salvaguardare la libertà individuale negli orientamenti sessuali, ma ritiene inappropriato che l'esaltazione della propria identità si estrinsechi con comportamenti estrosi e forme di abbigliamento discutibili.
Polis, dunque, non condivide che una figura istituzionale possa affiancarsi a chi indossa solamente indumenti intimi. Eppure, d'altro canto, c'è anche da sottolineare che il Pride, nei cortei appositi, si connota per la sua vena trasgressiva, tesa a pungere gli animi, quasi a infastidire chi, talvolta, è imbrigliato in rigidi schemi sociali.
Di seguito la nota completa del comitato direttivo di Polis Corato.
«Un post da noi diffuso, in cui abbiamo espresso forti perplessità sull'uso disinvolto della fascia tricolore da parte del Sindaco in occasione del Pride di Bari di sabato scorso, è diventato pretesto per una polemica abnorme da parte di molti gruppi di sinistra. A loro si sono aggiunti l'assessore Felice Addario ed il segretario del PD, che hanno strumentalizzato una semplice osservazione, arrivando a definire come omofobo o retrogrado chi ha "osato" dire la propria. Una semplificazione ingiusta, falsa e deliberatamente strumentale.
Hanno costruito e cavalcato un caos mediatico deviando la questione fondamentale sul termine "ridicola", riferito all'abbigliamento eccessivo e discinto di alcuni partecipanti alla manifestazione - come si vede nelle foto inviate dal sindaco - termine che certamente non ha nulla a che vedere con alcune delle istanze di cui tale manifestazione si fa portavoce.
Lo ribadiamo a chiare lettere: nessuno dei componenti di Polis ha idee omofobe. I componenti tutti di Polis hanno da sempre a cuore il rispetto della persona, della libertà individuale e dei diritti civili previsti dalle leggi dello Stato e rigettano fermamente qualsiasi sentimento omofobo.
Il focus del nostro ragionamento riguarda la totale inopportunità che il sindaco posi con il simbolo istituzionale della fascia tricolore (che rappresenta tutti i cittadini, non solo i suoi sostenitori) in contesti non ufficiali e, in particolare, accanto a personaggi poco o male vestiti: una basilare questione normativa, di pudore e decoro.
A noi interessa esclusivamente l'uso (e abuso) di simboli istituzionali in contesti che, per loro natura, non possono prevederlo. Non lo diciamo noi, lo dicono le leggi e lo dice il regolamento comunale sull'uso della fascia tricolore all'articolo 14.
La fascia tricolore si può usare nelle cerimonie ufficiali (Corpus Domini; ieri, a 24 ore dalla foto in mutande; festa patronale; altre cerimonie civili) quando si celebrano i matrimoni, quando si ricevono visite istituzionali. Ogni altro uso (compreso compleanni o l'inaugurazione di esercizi commerciali) rappresenta un abuso del simbolo, al di fuori delle regole.
Il sindaco deve essere il primo a rispettare le regole: altrimenti attua un comportamento che mette in cattiva luce anche la struttura dirigenziale del comune, che è tenuta a far rispettare leggi e regolamenti.
Proprio in virtù di queste regole, è doveroso distinguere tra la partecipazione personale, più che legittima, e l'utilizzo di un simbolo che rappresenta tutti, anche coloro che non si riconoscono in una manifestazione con evidenti connotazioni politiche e ideologiche. Indossare la fascia tricolore non è un atto neutro, si rappresenta l'intera cittadinanza, non una parte di essa: per questo è presente un regolamento che impedisce al sindaco di turno di fare di testa propria.
Nessuno nega il valore della manifestazione come momento di rivendicazione di diritti individuali, ma proprio per questo occorre chiarezza: la fascia non può diventare un simbolo di militanza o appartenenza politica né può essere usata per legittimare una narrazione ideologica che esclude e turba chi ha sensibilità diverse.
Chi crede davvero nella rappresentanza sa che la neutralità delle istituzioni è un valore da tutelare, non da piegare a esigenze mediatiche.
Polis non alimenta odio né esclusione. Chiediamo soltanto il rispetto delle regole e che si riconosca la complessità del dibattito, evitando di ridurre ogni voce contraria, utilizzando strumentalmente le accuse false e intellettualmente disoneste.
Se davvero si vuole una società più giusta e inclusiva, cominciamo con il rispetto reciproco e con la fine della "politica" gossippara e strumentale, che alimenta una campagna elettorale di bassissimo livello».
Sicché Polis non interviene sul contenuto sostanziale della colorata sfilata, volta appunto a salvaguardare la libertà individuale negli orientamenti sessuali, ma ritiene inappropriato che l'esaltazione della propria identità si estrinsechi con comportamenti estrosi e forme di abbigliamento discutibili.
Polis, dunque, non condivide che una figura istituzionale possa affiancarsi a chi indossa solamente indumenti intimi. Eppure, d'altro canto, c'è anche da sottolineare che il Pride, nei cortei appositi, si connota per la sua vena trasgressiva, tesa a pungere gli animi, quasi a infastidire chi, talvolta, è imbrigliato in rigidi schemi sociali.
Di seguito la nota completa del comitato direttivo di Polis Corato.
«Un post da noi diffuso, in cui abbiamo espresso forti perplessità sull'uso disinvolto della fascia tricolore da parte del Sindaco in occasione del Pride di Bari di sabato scorso, è diventato pretesto per una polemica abnorme da parte di molti gruppi di sinistra. A loro si sono aggiunti l'assessore Felice Addario ed il segretario del PD, che hanno strumentalizzato una semplice osservazione, arrivando a definire come omofobo o retrogrado chi ha "osato" dire la propria. Una semplificazione ingiusta, falsa e deliberatamente strumentale.
Hanno costruito e cavalcato un caos mediatico deviando la questione fondamentale sul termine "ridicola", riferito all'abbigliamento eccessivo e discinto di alcuni partecipanti alla manifestazione - come si vede nelle foto inviate dal sindaco - termine che certamente non ha nulla a che vedere con alcune delle istanze di cui tale manifestazione si fa portavoce.
Lo ribadiamo a chiare lettere: nessuno dei componenti di Polis ha idee omofobe. I componenti tutti di Polis hanno da sempre a cuore il rispetto della persona, della libertà individuale e dei diritti civili previsti dalle leggi dello Stato e rigettano fermamente qualsiasi sentimento omofobo.
Il focus del nostro ragionamento riguarda la totale inopportunità che il sindaco posi con il simbolo istituzionale della fascia tricolore (che rappresenta tutti i cittadini, non solo i suoi sostenitori) in contesti non ufficiali e, in particolare, accanto a personaggi poco o male vestiti: una basilare questione normativa, di pudore e decoro.
A noi interessa esclusivamente l'uso (e abuso) di simboli istituzionali in contesti che, per loro natura, non possono prevederlo. Non lo diciamo noi, lo dicono le leggi e lo dice il regolamento comunale sull'uso della fascia tricolore all'articolo 14.
La fascia tricolore si può usare nelle cerimonie ufficiali (Corpus Domini; ieri, a 24 ore dalla foto in mutande; festa patronale; altre cerimonie civili) quando si celebrano i matrimoni, quando si ricevono visite istituzionali. Ogni altro uso (compreso compleanni o l'inaugurazione di esercizi commerciali) rappresenta un abuso del simbolo, al di fuori delle regole.
Il sindaco deve essere il primo a rispettare le regole: altrimenti attua un comportamento che mette in cattiva luce anche la struttura dirigenziale del comune, che è tenuta a far rispettare leggi e regolamenti.
Proprio in virtù di queste regole, è doveroso distinguere tra la partecipazione personale, più che legittima, e l'utilizzo di un simbolo che rappresenta tutti, anche coloro che non si riconoscono in una manifestazione con evidenti connotazioni politiche e ideologiche. Indossare la fascia tricolore non è un atto neutro, si rappresenta l'intera cittadinanza, non una parte di essa: per questo è presente un regolamento che impedisce al sindaco di turno di fare di testa propria.
Nessuno nega il valore della manifestazione come momento di rivendicazione di diritti individuali, ma proprio per questo occorre chiarezza: la fascia non può diventare un simbolo di militanza o appartenenza politica né può essere usata per legittimare una narrazione ideologica che esclude e turba chi ha sensibilità diverse.
Chi crede davvero nella rappresentanza sa che la neutralità delle istituzioni è un valore da tutelare, non da piegare a esigenze mediatiche.
Polis non alimenta odio né esclusione. Chiediamo soltanto il rispetto delle regole e che si riconosca la complessità del dibattito, evitando di ridurre ogni voce contraria, utilizzando strumentalmente le accuse false e intellettualmente disoneste.
Se davvero si vuole una società più giusta e inclusiva, cominciamo con il rispetto reciproco e con la fine della "politica" gossippara e strumentale, che alimenta una campagna elettorale di bassissimo livello».