
Vita di Città
Cimitero di Corato: dove l’erba del vicino è davvero più alta
Continua il disagio per mancata manutenzione alla necropoli comunale
Corato - domenica 15 giugno 2025
9.50
Nel silenzio solenne del camposanto, dove i nostri cari riposano in eterno, qualcosa si agita. Non si tratta di spiriti inquieti o misteriosi eventi notturni, ma di un'entità ben più terrena: l'erba. Alta, fiera, irriverente. A tratti sembra voler reclamare il posto dei defunti, crescendoci sopra con una dignità che manca, purtroppo, alla manutenzione.
Al cimitero di Corato, il rispetto per i defunti pare essere a due velocità: c'è la "corsia preferenziale" per alcune aree pulite, ordinate e curate quasi come un giardino inglese; poi ci sono le zone dimenticate, dove la vegetazione spontanea gareggia con i cipressi in altezza. Più che un luogo di raccoglimento, sembra un campo di ortiche abbandonato.
I visitatori si fanno largo tra rovi e ciuffi d'erba come esploratori nella giungla, armati di fiori, rametti di rosmarino e pazienza infinita. E non mancano i colpi bassi: tombe inghiottite dalla vegetazione, epigrafi coperte, perfino lumini che devono farsi largo a spintoni per trovare un po' di ossigeno.
Certo, ci dicono che i fondi sono pochi, che il personale scarseggia, che "è colpa del caldo". Mentre, però, si fanno proclami sull'importanza della memoria e del decoro, l'erba cresce. E cresce. E cresce.
Forse l'erba non ha colpa. Forse sta solo cercando di rendere omaggio a modo suo. Tra l'indifferenza e l'abbandono, c'è chi comincia a pensare che, a Corato, anche da morti non si smetta mai di dover chiedere attenzione.
Al cimitero di Corato, il rispetto per i defunti pare essere a due velocità: c'è la "corsia preferenziale" per alcune aree pulite, ordinate e curate quasi come un giardino inglese; poi ci sono le zone dimenticate, dove la vegetazione spontanea gareggia con i cipressi in altezza. Più che un luogo di raccoglimento, sembra un campo di ortiche abbandonato.
I visitatori si fanno largo tra rovi e ciuffi d'erba come esploratori nella giungla, armati di fiori, rametti di rosmarino e pazienza infinita. E non mancano i colpi bassi: tombe inghiottite dalla vegetazione, epigrafi coperte, perfino lumini che devono farsi largo a spintoni per trovare un po' di ossigeno.
Certo, ci dicono che i fondi sono pochi, che il personale scarseggia, che "è colpa del caldo". Mentre, però, si fanno proclami sull'importanza della memoria e del decoro, l'erba cresce. E cresce. E cresce.
Forse l'erba non ha colpa. Forse sta solo cercando di rendere omaggio a modo suo. Tra l'indifferenza e l'abbandono, c'è chi comincia a pensare che, a Corato, anche da morti non si smetta mai di dover chiedere attenzione.