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Cultura
“La Punteggiatura non è il mio forte”, la raccolta di Federico Lotito presentata ad Open
Diciotto racconti con un unico fil rouge: la vita quotidiana e le sue mille sfaccettature
Corato - martedì 25 aprile 2023
11.48
Un inno alla vita e le sue mille sfaccettature quotidiane, diciotto racconti che sono un inno alla normalità, non quella noiosa, ma quella straordinaria. Questo in poche parole "La Punteggiatura non è il mio forte", esordio in prosa di Federico Lotito, presentato ieri nella cornice del nuovo Open.
Nell'incontro moderato da Miriam Avella, l'autore ha, attraverso un viaggio concettuale, esplicato il suo modus operandi e il suo concetto di racconto, incalzato positivamente dai quesiti dell'Avella. "La formula del racconto breve sazia la mia necessità di dire tante cose. Il racconto lo permette più facilmente rispetto ad un romanzo", afferma Lotito. "Il fil rouge delle storie narrate – continua - è la vita, non c'è correlazione vera e propria tra i diciotto racconti, sono storie singole che declinano la quotidianità nelle sfaccettature più "normali" possibili che possono sembrare ad un occhio poco attento, sciatte, piatte. Tanti, troppi non riescono a vedere la straordinarietà dell'ordinario che ci accade quotidianamente. Tante di quelle storie che sono la vita".
Il linguaggio utilizzato nel racconto si avvicina molto a quello quotidiano, infatti la struttura tiene conto della frase breve, eliminando quasi in toto le subordinate, risultando quasi minimalista. "Ho tenuto conto fino ad un certo punto della punteggiatura, scarnificando i periodi, dando precedenza alla sostanza piuttosto che alla forma".
La "quotidianità" delle narrazioni di Federico Lotito però, non fa rima con realtà. Infatti spesso i finali di tali storie sono sorprendenti e lasciano il lettore spiazzato, ma pronto a tuffarsi nella storia successiva. "Il finale mi affligge ma deve soddisfarmi più del racconto stesso. Per me scrivere il finale di una storia mi preoccupa, perché deve rasentare la perfezione, per dare senso a quanto scritto".
Se la grammatica italiana è una serie di rigide regole poco malleabili (e menomale), la vita, al contrario, non è altro che un cumulo infinito di parole, frasi, colme di errori e con ben pochi segni di interpunzione. Nella vita dunque, non è necessario mettere in un determinato ordine gli eventi, affinché il tutto sia comprensibile. Perché la vita, a differenza della grammatica, non ha a sua disposizione tutti quei punti e quelle virgole che possiamo invece utilizzare su carta.
Nell'incontro moderato da Miriam Avella, l'autore ha, attraverso un viaggio concettuale, esplicato il suo modus operandi e il suo concetto di racconto, incalzato positivamente dai quesiti dell'Avella. "La formula del racconto breve sazia la mia necessità di dire tante cose. Il racconto lo permette più facilmente rispetto ad un romanzo", afferma Lotito. "Il fil rouge delle storie narrate – continua - è la vita, non c'è correlazione vera e propria tra i diciotto racconti, sono storie singole che declinano la quotidianità nelle sfaccettature più "normali" possibili che possono sembrare ad un occhio poco attento, sciatte, piatte. Tanti, troppi non riescono a vedere la straordinarietà dell'ordinario che ci accade quotidianamente. Tante di quelle storie che sono la vita".
Il linguaggio utilizzato nel racconto si avvicina molto a quello quotidiano, infatti la struttura tiene conto della frase breve, eliminando quasi in toto le subordinate, risultando quasi minimalista. "Ho tenuto conto fino ad un certo punto della punteggiatura, scarnificando i periodi, dando precedenza alla sostanza piuttosto che alla forma".
La "quotidianità" delle narrazioni di Federico Lotito però, non fa rima con realtà. Infatti spesso i finali di tali storie sono sorprendenti e lasciano il lettore spiazzato, ma pronto a tuffarsi nella storia successiva. "Il finale mi affligge ma deve soddisfarmi più del racconto stesso. Per me scrivere il finale di una storia mi preoccupa, perché deve rasentare la perfezione, per dare senso a quanto scritto".
Se la grammatica italiana è una serie di rigide regole poco malleabili (e menomale), la vita, al contrario, non è altro che un cumulo infinito di parole, frasi, colme di errori e con ben pochi segni di interpunzione. Nella vita dunque, non è necessario mettere in un determinato ordine gli eventi, affinché il tutto sia comprensibile. Perché la vita, a differenza della grammatica, non ha a sua disposizione tutti quei punti e quelle virgole che possiamo invece utilizzare su carta.



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