Il Medico dei Pazzi. <span>Foto Giulia Manzi</span>
Il Medico dei Pazzi. Foto Giulia Manzi
Cultura

Il Teatro Comunale parla napoletano con "Il Medico dei Pazzi" di Eduardo Scarpetta

La filodiffusione e Eduardo Scarpetta, il connubio vincente per raccontare la normale "pazzia"

Eduardo Scarpetta, un nome una garanzia. Il suo nome è sinonimo di teatro napoletano, un pilastro senza tempo, il capostipite della dinastia teatrale Scarpetta-De Filippo. Eduardo Scarpetta piace perché fa comicità nel senso puro del termine: porta sulla scena persone "normali", esasperandone i tratti, rendendoli dei tipi. Ci fa ridere perché i suoi personaggi sono reali, tangibili, vicini a noi e parte di noi e, attraverso il filtro della commedia, abbiamo la possibilità di ridere dei nostri difetti.

Ne 'O miedeco d'e pazze", andato in scena ieri sera sul palco del Teatro Comunale di Corato, questa sintesi tra realtà e comicità trova la sua massima realizzazione. Felice Sciosciamocca e sua moglie Concetta vanno in città, a Napoli, per trovare il loro caro nipote che credono essere diventato responsabile di un manicomio, quando, in realtà, si era indebitato a causa della sua ludopatia e cercava di spillare soldi a suo zio per potersi salvare.

Tutto lo spettacolo è costruito attraverso un meraviglioso climax che culmina nel momento centrale del secondo atto, quando la comicità si esprime nel meglio dei modi. Grande il talento di tutti gli attori in scena che, con tempi comici eccellenti, hanno saputo rendere godibile e fruibile da tutti uno spettacolo di due ore, recitato per di più nel meraviglioso dialetto napoletano. Maestria e talento si sono condensate anche nella regia dello spettacolo, curata da Claudio de Palma che ha saputo sfruttare in maniera incantevole lo strumento della filodiffusione musicale che serviva ad evocare una precisa suggestione. Per tutta la durata dello spettacolo, sentiamo in filodiffusione dei motivetti pacifici e accomodanti che entrano in contrasto con la trama.

Questa discrasia, spiega il regista nelle sue note di regia, adattandosi alla moda degli anni '50, ha l'obiettivo di rendere ancora più evidente la frattura tra i personaggi di città e Don Felice, il sempliciotto di campagna che si trova travolto dalla trivialità cittadina.

Quella che sembra essere una satira nei confronti della "normalità" diventa un capolavoro, dapprima nelle mani di Eduardo Scarpetta, e poi nella mani di Claudio Di Palma e della sua compagnia, di cui citiamo icasticamente per tutti Massimo de Matteo (Felice Sciosciammocca).

Il trionfo della stagione teatrale coratina, dunque, continua e si appresta a continuare con il 28 Febbraio con "Schiaparelli Life" con Nunzia Antonino e Marco Grossi.
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