.jpg)
Politica
Corato, un seggio da vent'anni: la "Sagra del consigliere regionale desiderato"
La poltrona che non c'è: Corato e il fantasma del consigliere regionale
Corato - domenica 15 giugno 2025
9.57
Corato si prepara all'ennesimo rito delle elezioni regionali, probabile data il prossimo novembre: come ogni volta l'aria si riempie non solo di promesse, ma anche di quell'odore inconfondibile di assenza. Sì, perché è ormai quasi un ventennio che Corato non riesce a esprimere un consigliere regionale proprio, un figlio di questa terra che possa finalmente portare le istanze locali a Bari senza dover passare per gli uffici di rappresentanza di qualche altro capoluogo.
Eppure, a ogni tornata elettorale il copione è sempre lo stesso. Si moltiplicano le candidature, i comitati elettorali spuntano come funghi dopo la pioggia e ogni candidato, con la mano sul cuore e lo sguardo rivolto al futuro (o forse al prossimo rinfresco elettorale), promette mari e monti. Poi, però, quando le urne si chiudono e il fumo della battaglia si dirada, Corato resta lì, con un pugno di voti sparsi e la solita amara consapevolezza: anche stavolta il consigliere regionale è un lusso che non possiamo permetterci.
Quest'anno la situazione non sembra discostarsi molto. Le voci di corridoio si rincorrono, i nomi rimbalzano da un bar all'altro e l'impressione è che, più che a una vera competizione per rappresentare il territorio, stiamo assistendo a un elaborato balletto di convenienze. Giochetti sottobanco, come li chiameremmo in gergo coratino, dove il vero obiettivo non è tanto eleggere qualcuno che si batta per Corato, quanto piuttosto accontentare i desiderata di qualche pezzo grosso del partito o magari sistemare il cugino di terzo grado che ha sempre sognato una poltrona.
Si vocifera di accordi segreti, di spartizioni di pacchetti di voti, di candidature "sacrificali" messe lì solo per riempire la lista e poi, magicamente, scomparire dai radar dopo le elezioni. La verità è che Corato si sente un po' come quella fidanzata perennemente illusa, a cui vengono fatti regali magnifici in campagna elettorale, salvo poi essere dimenticata non appena il voto è incassato. Sembra che il seggio regionale per Corato sia diventato una sorta di leggenda metropolitana, un miraggio che appare e scompare all'orizzonte, lasciando dietro di sé solo la polvere delle promesse non mantenute.
Forse l'attenzione di Corato si sposta già alla prossima primavera, quando si consumerà il vero snodo politico locale: le elezioni amministrative. Un appuntamento che, a differenza delle competizioni regionali, sente il polso della città molto più da vicino e che già si preannuncia ricco di colpi di scena o, forse, di colpi di sonno, a seconda dei punti di vista.
Se da un lato la riconferma del sindaco Corrado De Benedittis sembra ormai un dato quasi scontato, data la stabilità e la compattezza (si fa per dire) della sua coalizione civica, il vero campo di battaglia, o meglio, il vero campo minato, pare essere quello del centrodestra. Una coalizione che, a voler essere gentili, si presenta come "incerta e nebulosa", un vero e proprio enigma avvolto nel fumo delle sigarette consumate nei conciliaboli pre-elettorali.
La sensazione è che, mentre De Benedittis si prepara a una marcia trionfale (o quasi), il centrodestra coratino sia impegnato in una complicata partita a scacchi con sé stesso, più che con gli avversari. Tra veti incrociati, ambizioni personali e la perenne ricerca di un nome "spendibile" che non scontenti nessuno, la coalizione fatica a trovare una quadra.
Ogni giorno che passa emergono nuove indiscrezioni su possibili candidati che spuntano e scompaiono come funghi, alleanze che nascono e muoiono nel giro di un caffè e un'evidente difficoltà nel presentare un fronte comune e credibile.
Insomma, se le regionali sono la dimostrazione di quanto Corato sia lontana dal centro del potere pugliese, le amministrative della prossima primavera si annunciano come il banco di prova della capacità dei partiti locali di superare le proprie beghe interne.
Riuscirà il centrodestra a trovare la bussola in questo mare di incertezze? O assisteremo all'ennesimo episodio di una saga infinita, dove l'unica certezza è l'incertezza stessa?
Eppure, a ogni tornata elettorale il copione è sempre lo stesso. Si moltiplicano le candidature, i comitati elettorali spuntano come funghi dopo la pioggia e ogni candidato, con la mano sul cuore e lo sguardo rivolto al futuro (o forse al prossimo rinfresco elettorale), promette mari e monti. Poi, però, quando le urne si chiudono e il fumo della battaglia si dirada, Corato resta lì, con un pugno di voti sparsi e la solita amara consapevolezza: anche stavolta il consigliere regionale è un lusso che non possiamo permetterci.
Quest'anno la situazione non sembra discostarsi molto. Le voci di corridoio si rincorrono, i nomi rimbalzano da un bar all'altro e l'impressione è che, più che a una vera competizione per rappresentare il territorio, stiamo assistendo a un elaborato balletto di convenienze. Giochetti sottobanco, come li chiameremmo in gergo coratino, dove il vero obiettivo non è tanto eleggere qualcuno che si batta per Corato, quanto piuttosto accontentare i desiderata di qualche pezzo grosso del partito o magari sistemare il cugino di terzo grado che ha sempre sognato una poltrona.
Si vocifera di accordi segreti, di spartizioni di pacchetti di voti, di candidature "sacrificali" messe lì solo per riempire la lista e poi, magicamente, scomparire dai radar dopo le elezioni. La verità è che Corato si sente un po' come quella fidanzata perennemente illusa, a cui vengono fatti regali magnifici in campagna elettorale, salvo poi essere dimenticata non appena il voto è incassato. Sembra che il seggio regionale per Corato sia diventato una sorta di leggenda metropolitana, un miraggio che appare e scompare all'orizzonte, lasciando dietro di sé solo la polvere delle promesse non mantenute.
Forse l'attenzione di Corato si sposta già alla prossima primavera, quando si consumerà il vero snodo politico locale: le elezioni amministrative. Un appuntamento che, a differenza delle competizioni regionali, sente il polso della città molto più da vicino e che già si preannuncia ricco di colpi di scena o, forse, di colpi di sonno, a seconda dei punti di vista.
Se da un lato la riconferma del sindaco Corrado De Benedittis sembra ormai un dato quasi scontato, data la stabilità e la compattezza (si fa per dire) della sua coalizione civica, il vero campo di battaglia, o meglio, il vero campo minato, pare essere quello del centrodestra. Una coalizione che, a voler essere gentili, si presenta come "incerta e nebulosa", un vero e proprio enigma avvolto nel fumo delle sigarette consumate nei conciliaboli pre-elettorali.
La sensazione è che, mentre De Benedittis si prepara a una marcia trionfale (o quasi), il centrodestra coratino sia impegnato in una complicata partita a scacchi con sé stesso, più che con gli avversari. Tra veti incrociati, ambizioni personali e la perenne ricerca di un nome "spendibile" che non scontenti nessuno, la coalizione fatica a trovare una quadra.
Ogni giorno che passa emergono nuove indiscrezioni su possibili candidati che spuntano e scompaiono come funghi, alleanze che nascono e muoiono nel giro di un caffè e un'evidente difficoltà nel presentare un fronte comune e credibile.
Insomma, se le regionali sono la dimostrazione di quanto Corato sia lontana dal centro del potere pugliese, le amministrative della prossima primavera si annunciano come il banco di prova della capacità dei partiti locali di superare le proprie beghe interne.
Riuscirà il centrodestra a trovare la bussola in questo mare di incertezze? O assisteremo all'ennesimo episodio di una saga infinita, dove l'unica certezza è l'incertezza stessa?